ll velista Carlo D’Attanasio, sotto accusa per presunto un traffico di cocaina da 600 chili e arrestato in Papua Nuova Guinea, scrive al quotidiano Il Centro, dopo l’arresto del fratello a Rancitelli e le intercettazioni che lo riguardano
“Non parliamo da anni, – si legge nell’articolo di Pietro Lambertini – io e mio fratello non abbiamo nessuna relazione da tempo. Ci sono stati solo sporadici contatti telefonici e, quindi, non sono a conoscenza della sua vita né lui della mia. Perciò, mi sembra davvero assurdo che abbia fatto il mio nome in questa vicenda”. E’ l’incipit della lettera scritta al Centro da Carlo D’Attanasio, il velista pescarese arrestato in Papua Nuova Guinea per un presunto traffico di 600 chili di cocaina nel 2020 e ancora in attesa di processo. Un caso, viste le condizioni di salute di D’Attanasio, malato di tumore, che ha mobilitato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la trasmissione “Le Iene” di ItaliaUno con diversi servizi. La storia di D’Attanasio, bloccato a più di 13.500 chilometri di distanza da Pescara e ricoverato in ospedale si lega al caso del fratello Massimiliano, uno degli arrestati – si legge sempre su Centro, nell’articolo di Pietro Lambertini – nell’operazione “Giorno e notte” con la chiusura di tre piazze di spaccio a Rancitelli il 18 ottobre scorso. Una serie di intercettazioni -leggiamo sempre sul Centro – che sembrano avvalorare le accuse di traffico internazionale di droga contro Carlo D’Attanasio”. Ma lui, dall’Oceania, continua a rinnegare le accuse e a dichiararsi innocente. Negli atti di indagine sugli affari a Rancitelli, i carabinieri riassumono così un dialogo di Massimiliano D’Attanasio: “Stando a quanto riferito da Massimiliano, il fratello Carlo D’Attanasio sarebbe stato presentato all’organizzazione (forse ndranghetista) da Claudio Dell’Orso per fare dei viaggi in Sud America trasportando cocaina”. Dell’Orso, anche lui tra i 12 arrestati, è considerato uno dei fornitori della droga a Rancitelli e con la malavita organizzata, soprattutto calabrese. “Il primo viaggio”, continua il resoconto dei carabinieri, “sarebbe andato bene e Carlo avrebbe percepito circa 380mila euro, una parte uguale o comunque molto simile avrebbe percepito anche Claudio Dell’Orso. Con il denaro percepito, Carlo avrebbe aperto un lussuoso bar a Cepagatti. Lo stesso avrebbe poi intrapreso un nuovo viaggio, questa volta finito male, come riportano le cronache nazionali, con un sequestro di oltre 600 chili di cocaina in Papua Nuova Guinea”. La lettera di Carlo D’Attanasio replica così: “Non ho mai ricevuto una somma di denaro così importante negli ultimi anni della mia vita e sicuramente non l’ho ricevuta per motivi legati al traffico di droga”.