Riportare il lavoro del cuoco nella sua dimensione umana: è quanto emerso nell’ambito del convegno nazionale “Professione Cuoco: un lavoro usurante” indetto dalla Federazione Italiana Cuochi e dall’Unione Regionale Cuochi Abruzzesi, presso la Galleria d’Arte Aurum.
A prendere parte all’iniziativa il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Tiziana Nisini, il Presidente Nazionale della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo, il Presidente Unione Regionale Cuochi Abruzzesi, Lorenzo Pace, lo chef Davide Oldani (Ristorante D’O**, Milano) tutti insieme per discutere del necessario inserimento della professione del cuoco tra i lavori usuranti, al fine di favorire l’accesso anticipato al trattamento pensionistico.
Insieme a loro anche Giuseppe Ferraro, Responsabile del Dipartimento Lavoro della FIC (Federazione Italiana Cuochi), Antonio Cerasa (Ricercatore CNR) e Martino Ruggieri, chef del ristorante Pavillon Ledoyen*** a Parigi.
Risale a pochi giorni fa il riconoscimento di ben 27 nuove categorie professionali, tra le quali non c’è quella del cuoco, in aggiunta alle 15 già considerate gravose ed usuranti. A supporto di tale richiesta la Federazione Italiana Cuochi, da anni, sta dimostrando con la collaborazione di centri di ricerca e delle università italiane che c’è eccome una correlazione tra l’insorgere di alcune malattie professionali e il lavoro in cucina.
La Federazione Italiana Cuochi ha, quindi, presentato al Governo la richiesta dell’inserimento della professione del cuoco tra i lavori usuranti, al fine di favorire l’accesso anticipato al trattamento pensionistico.
“La mitizzazione del nostro lavoro ha portato negli ultimi anni a far si che noi cuochi uscissimo dalla cucina, potessimo mostrare i nostri volti dietro i piatti – esordisce il Presidente dell’Unione Regionale Cuochi Abruzzesi Lorenzo Pace – ma la realtà dei fatti è che non siamo riusciti a trasmettere, attraverso la tv o la stampa, quello che nella vita quotidiana è il nostro lavoro. Tante ore in piedi, turni infiniti, mal di schiena, artrosi, problemi circolatori, dolori muscolati e soprattutto stress. La pandemia, con tutto il male causatoci, forse è riuscita a darci qualcosa, a farci capire che oltre il lavoro c’è una vita che vale la pena godersi, finché si è in tempo. Per questo motivo abbiamo voluto chiamare qui a Pescara il nostro Presidente Pozzulo, le istituzioni e gli scienziati, per fare un punto della situazione e per provare a cambiare il futuro della nostra categoria. Il nostro è senza dubbio alcuno un lavoro usurante, ma qualcosa possiamo fare per cambiarlo, per renderlo ancora più bello di quanto non lo sia già, attraverso il supporto della tecnologia e della scienza. Riportiamo al centro dell’attenzione il cuoco, l’uomo, sotto quella divisa”.