Al Teatro Immediato di Pescara grande successo per lo spettacolo che racconta la vita di Billie Holiday, testo di Roberto Melchiorre, regia di Edoardo Oliva
La chiamavano The Lady, e non perché fosse una signora. Il soprannome se lo era guadagnato sul campo, rifiutandosi di farsi infilare le banconote nella biancheria intima dai clienti dei locali in cui si esibiva. Una ragione molto meno nobile, ma ben più cruda e reale.
Proprio come quegli “strani frutti” cantati in uno dei suoi brani più celebri: a pendere dai rami erano i “negri”, massacrati e impiccati agli alberi del sud di un paese che per anni non ha voluto bene ai suoi abitanti “di colore”. Lei, che di colore ne aveva persino poco rispetto alla sua gente, si chiamava Eleanora Fagan, meglio conosciuta come Billie Holiday.
E chi non la conosce ha potuto farsene un’idea chiara ed emozionante grazie allo spettacolo andato in scena a Pescara: “Nella mia solitudine, una vita, una voce un destino” di Roberto Melchiorre.
È l’ennesima magia proposta dal Teatro immediato, in via Pietro Nenni, a Pescara: uno spazio fisico che sa sempre farsi luogo dell’anima. E di anima ce ne vuole per raccontare la vita della Holiday, voce unica e straordinaria, ma anche pioniera della lotta per i diritti civili degli afroamericani. Una missione impossibile. O quantomeno prematura, nell’America degli anni 40 e 50.
Billie morì ammanettata al letto di un ospedale, arrestata e distrutta dagli uomini – bianchi – e dalle dipendenze. La sua voce invece resta, e l’hanno evocata egregiamente la cantante Angela Boerio, il maestro Sergio Oliva al pianoforte e l’attore narrante Antonio Anzilotti De Nitto. La regia di Edoardo Oliva, le scene di Francesco Vitelli e il testo di Melchiorre hanno restituito un mix perfetto al pubblico plaudente.