Pescara: dal Consiglio comunale un documento per delocalizzare il carcere

A Pescara un Consiglio comunale straordinario sulle criticità del carcere San Donato: pronto un documento congiunto da inviare al Ministero

Tutti uniti, maggioranza e opposizione, in Comune a Pescara sull’ipotesi di delocalizzazione del carcere San Donato, da troppo tempo ormai teatro di spiacevoli episodi di cronaca, legati a problemi di sovraffollamento e alla carenza di personale. La richiesta di convocazione, avanzata dal centrosinistra e dal gruppo politico Pettinari per l’Abruzzo, ha trovato il favore della maggioranza, pronta a sottoscrivere un documento congiunto da inviare al Ministero.

Attualmente sono 380 i detenuti ospiti del carcere pescarese di San Donato, a fronte di una capienza di 270. Il giorno della famigerata rivolta dello scorso 17 febbraio, in cui un giovane detenuto si è tolto la vita, il numero della popolazione carceraria era addirittura pari a 450 detenuti. Dunque, delocalizzare, sarebbe certamente una soluzione a lungo termine, ma non risolverebbe i problemi all’ordine del giorno, per i quali occorrono interventi immediati che tengano conto del sovraffollamento e della carenza  di personale.

Dopo la presentazione dell’ordine del giorno, il dibattito in Consiglio è andato avanti con le audizioni dei presenti in aula, tra cui il nuovo direttore del carcere Franco Pettinelli, che ha ribadito come il San Donato sia l’unico istituto penitenziario in Abruzzo e Molise con un piccolo reparto psichiatrico e con un’alta percentuale di detenuti affetti da dipendenze, per i quali il carcere non rappresenta la struttura idonea alla riabilitazione. Per questo, ha continuato Pettinelli, sarebbe auspicabile l’impegno di Asl, Serd e di tutte le parti sociali per la cura di queste particolari categorie di detenuti, che aumentano il numero della popolazione carceraria nell’impossibilità di effettuare il giusto percorso di riabilitazione.

Tra gli interventi in aula anche quello dell’avvocato Massimo Galasso, presidente della camera penale di Pescara, in sciopero fino a giovedì per ribadire la necessità di risolvere le criticità dell’istituto penitenziario pescarese, per il quale il sovraffollamento determina la perdita di efficacia della risposta penitenziaria della rieducazione.

Per il deputato Pd Luciano D’Alfonso, l’ipotesi di delocalizzazione del San Donato deve avere «la giusta consistenza di lontananza che evoca la sicurezza» rispetto alla sua attuale localizzazione nel centro cittadino.

Del resto, sull’ipotesi di trasferimento del San Donato, anche il sindaco Carlo Masci in passato aveva sollecitato più volte il Ministero competente con lettere protocollate, ipotizzando l’individuazione di un’area metropolitana che contempli perfino l’ipotesi di accorpare i due istituti penitenziari di Pescara e Chieti.

Il documento da inviare al Ministero con le richieste oggetto di dibattito del Consiglio odierno è già pronto: sarà questo il punto fermo da cui ripartire, per evitare che si ripeta di nuovo quanto accaduto soltanto un mese fa con la rivolta del 17 febbraio.