A meno di un mese dall’ultimo episodio, nuova aggressione nel carcere di Pescara: un giovane detenuto italiano, con problemi psichici, è riuscito a superare alcuni cancelli di sbarramento con l’intento di farsi giustizia perché gli era stata rigettata la richiesta di lavare i propri panni presso la locale lavanderia. Al tentativo di calmarlo, un assistente della polizia penitenziaria è stato aggredito e spintonato contro un cancello, riportando una ferita alla spalla, con una prognosi di dieci giorni.
La denuncia arriva da Giuseppe Ninu, segretario regionale per l’Abruzzo del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. Il detenuto ha poi aggredito anche un ispettore, fratturandogli un braccio.
“Due aggressioni contro la polizia penitenziaria di Pescara – ha dichiarato Giuseppe Ninu – in una settimana sono inaccettabili. La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe rivolge “solidarietà e vicinanza al personale di polizia penitenziaria di Pescara che ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico”.
Il Sappe stigmatizza la mancata assunzione di provvedimenti da parte del Ministero della Giustizia a tutela dei poliziotti penitenziari sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e, nonostante, senza alcuna tutela reale della propria incolumità fisica personale. I detenuti presenti in Abruzzo, lo scorso 31 gennaio, erano complessivamente 1.641, dei quali 289 erano ristretti a Pescara dove, nel corso dell’anno 2020, si sono contate 27 colluttazioni e 4 ferimenti.