Una locuzione abusata ci fa definire nel solito modo la corsa alla donazione che si registra in occasione di emergenze come quella del sisma. Tuttavia è proprio questa la frase che può ben definire quanto sta accadendo a Pescara: una gara di solidarietà al Centro Trasfusionale che non accenna a fermarsi.
Non sono tanti quelli che, nel mondo, parlano di “dovere morale”. O forse sono tanti, pure troppi, però si limitano solo a parlarne, senza dare sostanza alle parole con le azioni. Per questo stupisce, e inorgoglisce, vedere tanti giovani accalcati nel corridoio del Centro trasfusionale di Pescara, pronti a sciropparsi una lunga fila per quello che definiscono un “dovere morale” che qui coincide in maniera straordinaria con il piacere del dono. In questi corridoi la solidarietà è nell’aria che si respira, fatta dell’abnegazione del personale – saltati tutti i turni e gli orari – e della generosità dei donatori, giovani e meno giovani. Una solidarietà fatta di palpiti tradotti in numeri: dalla media quotidiana di 70 donatori ora siamo a oltre 300 al giorno. Un lavoro che vede impegnati al massimo i 50 addetti del centro e tutti coloro che, ai piani superiori, lavorano il sangue donato. Intanto sono una decina i feriti arrivati all’ospedale di Pescara, soprattutto politraumatizzati da schiacciamento, uno è già stato dimesso mentre un altro è stato operato.
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