Pescara: Italia Nostra boccia il progetto della nuova sede della Regione sull’Area di Risulta

Il progetto della nuova sede della regione sulle Aree di Risulta a Pescara non piace all’associazione ambientalista che ha presentato un ricorso per bloccare il progetto di riqualificazione

Il progetto di riqualificazione delle Aree di Risulta di Pescara proposto dall’amministrazione comunale, con la realizzazione della nuova sede della regione, non piace a Italia Nostra che nel corso di una conferenza stampa ha sottolineato la necessità di bloccarlo e ridiscuterlo con tutta la città. L’associazione ambientalista ha presentato un ricorso al Tar per chiedere la sospensione del progetto.

Una vera e propria battaglia quella intentata dalla sezione pescarese di Italia Nostra la cui finalità è quella di salvaguardare dal cemento e dal traffico l’Area di risulta. Purtroppo, si legge nella nota diramata da Italia Nostra, Comune e Regione hanno deciso di non sottoporre a Via, la valutazione d’impatto ambientale l’invasività dell’intervento progettuale che hanno proposto al centro di Pescara e che ridimensiona il parco centrale già previsto da anni per introdurre i grandi palazzi degli uffici regionali. Di qui il ricorso contro Regione Abruzzo e Comune di Pescara da parte appunto di Italia Nostra.

Il presidente della sezione di Pescara di Italia Nostra Massimo Palladini, ha evidenziato come il progetto presenterebbe varie criticità: “La novità di oggi era progettata ricorso al tar si noi praticamente chiediamo che Venga valutata l’impatto di un’ opera che a nostro avviso cambia radicalmente diciamo l’impostazione urbanistica del centro cittadino. E’ paradossale che il comitato regionale abbia preso atto che nessuna modifica importante seaebbe avvenuta”.  Palladini sulla contrarietà al nuovo edificio della Regione ha aggiunto ancora: “Siamo contrari perché prima di tutto questo è l’impegno che fu preso in città trentacinque anni fa ovvero la realizzare di un grande parco urbano. Ora dopo 35 le ragioni per realizzarlo sono enormemente aumentate in quanto abbiamo bisogno di combattere il riscaldamento climatico ed abbiamo bisogno di abbattere le polveri sottili invece di realizzare i palazzi per uffici che portano cemento e traffico la sera chiudono e lo spazio dedicato al verde nel nuovo progetto prevede un piccolo giardino”.

Giovanni Damiani, del direttivo nazionale di Italia Nostra, ha parlato di “scelta cafona”: “Si perché do una interpretazione… Praticamente è una sindrome che io ho potuto vedere anche nella mia precedente esperienza amministrativa per cui sindaci oppure potentini di turno vogliono lasciare la piramide, il ricordo di se, la cosa che si alza verso il cielo e dove lo deve fare, sotto gli occhi di tutti.  E quindi quella non è una scelta secondo me dal punto di vista tecnico scientifico studiata per il benessere della popolazione per la visibilità come può essere appunto un parco centrale, parco che si sta facendo in tutte le città. E’ una mentalità arretrata, degli anni sessanta… Mi ricordo alcuni in Regione hanno riferito che deve essere realizzata una torre altissima proiettata verso il cielo. E’ la mentalità della piramide del faraone e non si comprende che quando si va ad amministrare tu amministri protempore e quindi sei chiamato a dare il meglio di te lasciando buoni progetti al servizio di tutti. Ed aggiungo infine un altro aspetto che questa secondo il progetto di Comune e regione, diventerà un’isola in quanto non vi saranno vantaggi economici per le attività della zona, All’interno della nuova sede sarà realizzato infatti un bar assieme ad un ristorante per i consiglieri e coloro che frequentano i palazzi regionali a prezzi calmierati. Senza considerare le centinaia di autovetture che nelle ore del mattino e nel tardo pomeriggio entreranno ed usciranno dall’Area di risulta. Infine è stata adottata la solita abitudine di presentare un progetto “spezzatino”, ovvero un pezzo alla volta per evitare il parere complessivo dell’opera da parte del comitato addetto alla Valutazione di Impatto Ambientale”. Ha concluso Damiani.

 

Fabio Lussoso: