Ex Fea, tutto fermo. L’ultima volta che si è parlato del progetto del polo museale per recuperare e valorizzare il sito di pregio lungo la riviera di Pescara è stato nel febbraio 2021, quando la commissione turismo del Comune si è occupata della questione
Da allora, nulla è cambiato e la bonifica dei circa 4.500 metri quadri di proprietà della Regione, non è andata più avanti. Nel terreno sono state trovate 4 cisterne piene di oli e idrocarburi e nella falda cloruro di ammonio. L’unico intervento realizzato è stata la messa in sicurezza.
Sono passati diciassette mesi da quando la società che si è aggiudicata il bando per la valorizzazione turistica della complesso ex Fea a Pescara annunciato agli organi competenti la presenza nel sito di sostanze inquinanti oltre valori consentiti dalla legge. Da allora l’unica azione intrapresa sono stati i lavori di messa in sicurezza mediante il barrieramento idraulico, interventi eseguiti dalla stessa società concessionaria malgrado non fosse minimamente responsabile per l’inquinamento , mentre nessun provvedimento sulla bonifica e stato adottato dalla Regione Abruzzo.
L’area in questione, ubicata sul Lungomare Matteotti, versa da anni in uno stato di totale abbandono di cui risentono principalmente residenti e attività limitrofe. Ricevere ieri dall’Assessore all’ambiente della Giunta Marsilio risposte scontate che testimoniano l’inattività della Regione ci ha lasciati esterrefatti e increduli – affermano i consiglieri regionali Antonio Blasioli e Silvio Paolucci -. La sensazione è che quell’area possa restare così per anni. Per questo motivo oggi abbiamo convocato questa conferenza congiunta di consiglieri regionali e comunali dei gruppi di centrosinistra, per lanciare un grido d’allarme e chiedere che anche il Sindaco Masci faccia sentire la sua voce. Il sindaco deve decidere se stare dalla parte dei pescaresi o dalla parte della Giunta regionale – dichiarano Stefania Catalano, Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli e Marco Presutti -. Nei prossimi giorni presenteremo una mozione in Consiglio comunale affinché Masci si attivi presso la Regione, in quanto non può permettersi di essere complice né della mancata riqualificazione del complesso né soprattutto di una potenziale emergenza sanitaria per quella zona.
Ricostruiamo la vicenda attraverso un breve excursus. Il progetto originario (datato 2018) della società concessionaria, la soc. coop. Consorzio fra Costruttori, vincitore del bando per la valorizzazione dell’area indetto dal precedente Governo regionale di centro sinistra, si snodava attraverso tre assi tematici: il recupero della vecchia stazione e della piccola rimessa (nel rispetto delle proprie caratteristiche architettoniche) da destinare a incubatore culturale, la realizzazione di una piazza nell’area ultimamente adibita a parcheggio e di un distretto del gusto per la somministrazione di eccellenze enogastronomiche. Due anni dopo (2020) l’impresa ha presentato la richiesta di permesso a costruire in deroga, con una serie di modifiche progettuali, sintetizzabili in un museo e in un giardino tematico. Il Consiglio comunale ha approvato la variante progettuale nel febbraio 2021.
Il 3 marzo 2021, a seguito delle analisi ambientali disposte dalla società Immotrading – nel frattempo divenuta coaffidataria insieme alla società SII srl della realizzazione delle opere – e propedeutiche all’avvio dei lavori, è emersa la potenziale contaminazione del sito industriale dismesso ai sensi degli artt. 245 e 249 del D.lgs 152/2006, noto come Testo Unico Ambiente. Accertati il superamento nelle acque di falda delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione) per quanto riguarda il cloruro di vinile (sostanza cancerogena presente negli idrocarburi) e la presenza di alcuni serbatoi sotterranei, la nuova società Fea srl, subentrata come concessionaria a CFC e Immotrading, è stata invitata dall’Arta ad attuare le opere di messa in sicurezza, articolate in un intervento di barrieramento idraulico e nella rimozione delle cisterne interrate. Successivamente la Fea srl ha approntato un piano di caratterizzazione ambientale finalizzato al risanamento dell’area, che è stato poi sottoposto al vaglio di una conferenza di servizi convocata dal Servizio Geologia, Siti contaminati, Vas e Beni ambientali del Comune di Pescara, che ha visto la partecipazione dei soggetti pubblici coinvolti. In tale sede, come si evince dal verbale, la società ha ribadito come, a distanza di due anni dalla consegna del sito, non avesse ancora la facoltà di avviare i lavori di riqualificazione nonostante l’esborso di circa €. 200.000,00 per indagini ambientali e opere di messa in sicurezza. E sottolineato di avere chiesto alla Regione una proroga per la conclusione dei lavori, considerata l’incompatibilità con i termini inizialmente pattuiti (4 anni), senza ottenere però alcun riscontro.
In sostanza, mentre per la società concessionaria – soggetto, come chiarito in Conferenza dei Servizi, non responsabile dell’inquinamento e che ha già sborsato 200mila euro per le misure di prevenzione – si prospetta un ulteriore aggravio economico considerato che il piano di caratterizzazione è stato implementato nel corso della conferenza suddetta, la Regione, proprietaria dell’area e presumibilmente soggetto inquinatore (in virtù di una partecipazione totalitaria in TUA che è subentrata alla GTM, erede a sua volta della vecchia FEA), si sottrae ai propri impegni trascurando una situazione che si protrae ormai da diverso tempo. Tra l’altro, come ha sostenuto l’Arta in sede di Conferenza dei Servizi, essendo facilmente individuabile il responsabile dell’inquinamento, non ci si può esimere dalla richiesta di bonifica.
Nell’interpellanza da noi presentata lo scorso 12 luglio, proseguono i consiglieri regionali Blasioli e Paolucci, avevamo chiesto: 1) se la Regione intenda bonificare l’area e con quali risorse; 2) se le richieste della società FEA siano state riscontrate e con quale esito; 3) se la Regione, in quanto proprietaria del sito, sia da ritenere responsabile della contaminazione dato che si tratta di cisterne di rifornimento della vecchia ferrovia, prima passata in GTM e poi in TUA. La risposta è stata ampiamente insoddisfacente. L’Assessore all’Ambiente Campitelli si è trincerato dietro la motivazione che spetta alla Provincia di Pescara (del suo stesso colore politico) dare applicazione al titolo V della parte quarta del Testo Unico Ambientale, che regola le procedure da seguire nei siti contaminati, sottolineando come l’ente non abbia ancora avviato le attività di individuazione del soggetto inquinatore obbligato alla bonifica. Inoltre ha specificato di aver risposto negativamente alle richieste di rimborso della Fea srl per le spese sostenute ai fini della messa in sicurezza, senza fare alcun riferimento alla richiesta di proroga da parte della stessa impresa.
Il complesso ex Fea rappresenta un’area importante del lungomare nord, e meriterebbe ben altra attenzione. Dalle istituzioni ci si aspetterebbe una maggiore celerità, vista l’evidente facilità di individuazione del soggetto inquinatore. Possibile che debbano trascorrere anni per appurare che la vecchia Fea sia responsabile della contaminazione? Possibile che quell’area, che da bando avrebbe dovuto essere ristrutturata entro 4 anni dalla sottoscrizione del contratto tra la Regione e il Concessionario, debba invece ancora essere bonificata, nonostante la presenza di un potenziale rischio sanitario – evidenziato dalla Dott.ssa Stella della Asl di Pescara – che potrebbe estendersi all’esterno del sito, finanche agli stabilimenti balneari antistanti? La riviera di Pescara non può subire questo trattamento.