Sabato mattina alle 10 in punto tutti i commercianti pescaresi che stanno via via aderendo all’iniziativa, ideata da alcuni di loro, faranno riecheggiare per tutta la città le sirene degli allarmi dei negozi: è la protesta contro le chiusure imposte dalle norme anti Covid.
Passeggiare per il centro della città e vedere saracinesche abbassate, insegne spente e vetrine impolverate rende solo in parte il disperato disagio che ormai da un anno, salvo brevi periodi di riapertura al pubblico, sono costretti e gestire emotivamente ed economicamente i negozianti di Pescara. Stanchi di attendere che le cose migliorino e che il governo permetta loro di riaprire si stanno organizzando, in forma spontanea e senza associazioni di categoria alle spalle, con una forma di protesta sonora destinata, almeno, a far parlare la gente e scrivere la stampa. Per cinque minuti di seguito, dalle 10, tutti coloro che vi aderiranno faranno scattare gli allarmi dei negozi: insieme e solidali almeno in questo gesto simbolico. A farsi promotore della protesta Andrea Di Toro noto in città come imprenditore del settore dell’abbigliamento. Si sentono abbandonati, dimenticati e temono di non farcela a riaprire quando sarà possibile. Del resto, molti negozi in centro città hanno smantellato vetrine e magazzini chiudendo definitivamente: non tutti possono permettersi il lusso di restare con le casse vuote mentre tasse, bollette, affitti e acquisti di merce ferma in negozio da mesi e mesi non hanno smesso di correre.
A Pescara la serrata è scattata con l’ultima zona rossa ma negli ultimi dodici mesi per ben sette le serrande sono rimaste abbassate. In una situazione del genere, anche chi aveva qualche risparmio ora non ha più nulla.
“Finora siamo stati fin troppo buoni, non siamo scesi in piazza e ci siamo limitati a lamentarci magari suo social o tra di noi. Adesso basta e lo diremo sabato in un modo rumorosamente originale, attraverso gli allarmi delle nostre attività”. E’ Di Toro a sintetizzare disperazione e iniziativa.