Presidio dei lavoratori TIM di Abruzzo e Molise “per una vertenza aperta a livello nazionale che potrebbe avere pesanti ricadute anche nella nostra regione”.
Sono 600 circa i lavoratori in Abruzzo, il doppio se si parla dell’indotto. I sindacati e i dipendenti manifestano contro “le ipotesi di scorporo della rete, per l’unicità dell’Azienda a difesa della tenuta occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del Gruppo TIM”.
Oggi a Pescara, come in altre città italiane si è tenuta una manifestazione in concomitanza con una giornata di sciopero, dei dipendenti della Tim che, a causa della vertenza in atto con l’azienda, chiedono l’apertura di un tavolo governativo. In Piazza Italia si è tenuto questa mattina un sit-in dei lavoratori alla presenza dei rappresentanti sindacali delle varie sigle. “Oggi i lavoratori
abruzzesi della Tim sono a protestare e a scioperare – ha detto Guido Cupido della Slc Cgil – per chiedere un tavolo con le istituzioni locali e nazionali fino al presidente Draghi per capire e sapere cosa sta succedendo e quali possono essere le ricadute di uno spezzettamento dell’azienda sul sistema nazionale delle telecomunicazioni. Il rischio è che un’azienda sistema Paese come Tim subisca l’ennesimo scempio con lo smembramento in una logica di mercato difficilmente comprensibile. In Abruzzo voglio ricordare più del 40% delle aree interne non ha la banda ultra larga”. Piero Francazio della Uilcom Abruzzo ha spiegato che “nella circa 600 lavoratori che rischiano di perdere il lavoro. Quindi parliamo di un problema che investe 600 famiglie e parliamo di un disastro sociale, economico e occupazionale. In Italia parliamo di 43mila dipendenti che con l’indotto superano le 80mila unità, con 300mila famiglie che potrebbero finire in mezzo alla strada e questo non lo possiamo permettere”. Silvano Del Cotto della Fistel Cisl ha poi aggiunto che “vogliamo un tavolo governativo perché anche il Governo deve fare la sua parte. La nostra protesta è contro l’azienda per un piano industriale che mette a repentaglio l’integrità di Telecom e con questo subentrerebbe in discussione il ruolo Telecom che in questi anni e anche durante la pandemia ha unito l’Italia. Oggi quando bisogna realizzare una nuova rete di nuova generazione che tocchi i piccoli centri e non si può pensare ad una azienda spezzatino”.