Pescara: tante firme in difesa della biblioteca “Di Giampaolo”, a rischio chiusura, “nel silenzio della Regione”

Tanti sono i firmatari della petizione lanciata attraverso la piattaforma digitale “Change.org” per difendere la biblioteca “F. Di Giampaolo” di Pescara dal pericolo di chiusura determinato dalla mancanza di personale a causa del pensionamento di operatori non rimpiazzati. A due mesi dalle prime richieste di aiuto alla Regione il comitato denuncia: “Situazione persino peggiorata”.

L’appello ad intervenire con urgenza era rivolto alla Regione Abruzzo in qualità di ente gestore della biblioteca. Il comitato oggi ci scrive raccontandoci la non evoluzione della vicenda, anzi.

“Purtroppo dobbiamo rilevare che a due mesi circa di distanza dal lancio della raccolta firme la situazione, se possibile, è ulteriormente peggiorata. Un’altra operatrice è andata in pensione senza essere sostituita. Attualmente c’è una sola persona al front office impegnata a garantire l’erogazione dei servizi bibliotecari (rispetto a quattro fino a pochi mesi fa). L’orario di apertura al pubblico della biblioteca è stato ridotto del 50% rispetto al periodo pre pandemia. Inoltre, a fine anno anche l’operatrice che sta assicurando la continuità del servizio andrà in pensione. Che succederà allora? È triste dover constatare che non solo non si hanno notizie di atti che la giunta regionale intende adottare per affrontare il problema sollevato, ma ad una richiesta di incontro avanzata dall’ “Associazione partecipazione attiva studentesca”, inviata al presidente della giunta regionale per conto dei promotori della petizione, non è stata data alcuna risposta”.

“Forse sfugge a chi è pro tempore chiamato ad amministrare la cosa pubblica la gravità di tale comportamento. Se in piena pandemia oltre diecimila cittadini decidono di fare un gesto per difendere un servizio pubblico che per loro è importante vanno almeno ascoltati. Vogliamo sperare che si sia trattato di un disguido, se così fosse si potrebbe ancora rimediare. Se invece si tratta di una scelta, vuol dire che i cittadini troveranno altri modi per far ascoltare la propria voce”.

Barbara Orsini: