Cellulari in carcere a Pescara: c’è anche l’assassino di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo massacrato in strada e diventato un simbolo contro il bullismo, tra i 14 indagati per aver usato i telefonini mantenendo contatti con l’esterno. Lo scrive il quotidiano il Centro
Dal giovane che cercò di strangolare l’ex fidanzata all’autore di un tentato omicidio, fino al presunto appartenente alla mafia di Rancitelli, solo alcuni dei 14 che hanno ricevuto l’avviso di garanzia. I detenuti mantenevano contatti con l’esterno con due telefonini, ora rischiano fino a 4 anni. La vicenda raccontata sulle pagine de il Centro da Gianluca Lettieri. L’ultima inchiesta della procura della Repubblica di Pescara, che si riferisce a fatti avvenuti tra il 1° gennaio e il 28 marzo 2023, conferma un’allarmante verità: nelle celle di San Donato circolano cellulari.
Significa che i reclusi, spesso appartenenti a contesti criminali di livello rilevante, conservano contatti con il «mondo di fuori» e riescono a impartire i propri ordini anche da dietro le sbarre. Uno scenario che sfocia in tensioni, consente di introdurre nel penitenziario anche droga e degenera fino a portare a rivolte come quella di un mese fa, quando un ventiquattrenne egiziano si è suicidato e, a distanza di poche ore, è scoppiata la sommossa con le fiamme appiccate a materassi e coperte, le scene di devastazione, gli agenti intossicati e i tentativi di evasione, scrive ancora Lettieri.
Tra gli indagati c’è il nome di Marco Bianchi, condannato una settimana fa all’ergastolo, dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, per l’omicidio di Willy, ucciso nel corso di un feroce pestaggio la notte tra il 5 e 6 settembre 2020, nel centro di Colleferro. A finire nei guai anche altri personaggi al centro di gravi episodi di cronaca.
Il pm Papalia contesta ai 14 indagati di «aver ricevuto indebitamente » o «comunque utilizzato» due telefonini abbinandoli alla stessa scheda sim. Si tratta di mini cellulari piuttosto facili da nascondere in cella in occasione di improvvisi controlli o eventuali perquisizioni. I detenuti (o ex, perché nel frattempo qualcuno è uscito di galera) hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti o chiedere di essere interrogati. Poi la procura deciderà se sollecitare l’archiviazione o il rinvio a giudizio.
Il carcere di San Donato, dunque, torna sotto i riflettori, prosegue nell’articolo Gianluca Lettieri, dopo il blitz di appena tre settimane fa che ha dimostrato come cellulari e droga continuino a essere di casa dietro le sbarre. Più nel dettaglio, lo scorso 1° marzo, all’alba, è scattata una perquisizione straordinaria con il blitz di 150 agenti ordinato dal provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise, Giacinto Siciliano. Come riferito dai rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria, sono stati sequestrati diversi grammi di stupefacente e, «nascosti negli orifizi anali dei loro proprietari», anche quattro telefonini.
Tre giorni fa, il consiglio comunale di Pescara ha votato all’unanimità il documento per chiedere di delocalizzare l’istituto penitenziario di San Donato e incrementare il numero di agenti.
Ma i politici non sono tutti d’accordo: Forza Italia ha lanciato l’ipotesi di spostamento nei Comuni vicini.
«Ciò che non piace a Pescara non si può pensare di portarlo altrove», ha detto Chiara Trulli, sindaco di Spoltore. «Noi non siamo un’alternativa, abbiamo una vocazione turistica», ha aggiunto Ottavio De Martinis, primo cittadino
di Montesilvano.