Stavolta protagonista dell’accaduto è stato un detenuto psichiatrico. Un agente della penitenziaria schiva calci e pugni ma sono andati distrutti mobili e oggetti vari. Il SAPPE chiede le dimissioni dei vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Non sembra davvero avere fine la spirale di violenza che da alcuni giorni si registra presso il carcere di Pescara. Ultimo episodio violento quello accaduto questo mattina, sul quale riferisce il segretario regionale per l’Abruzzo del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Giuseppe Ninu: “In mattinata, un detenuto ristretto nel Reparto psichiatrico in evidente stato alterato ha dapprima distrutto dei beni dell’Amministrazione e poi ha cercato di colpire con dei pugni un Assistente Capo di Polizia Penitenziaria. Fortunatamente, il collega è stato più veloce e furbo ed è riuscito a schivare i pugni, immobilizzando il detenuto in evidente stato di alterazione. Va evidenziato che il detenuto in questione non è nuovo a simili atteggiamenti: difatti, qualche giorno addietro, aveva distrutto tutte le telecamere del Reparto e minacciato un altro poliziotto”.
Il SAPPE evidenzia che, nel solo primo semestre del 2022, nel carcere di Pescara si sono contati 18 atti di autolesionismo (quando i detenuti si tagliano il proprio corpo con una lametta o inghiottiscono pile, ad esempio), 2 decessi, 4 tentati suicidi sventati in tempo dal personale di Polizia Penitenziari e 7 colluttazioni.
Ferma la posizione del segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che sollecita i vertici ministeriali ad intervenire sulle problematiche e sulle criticità di Pescara e dell’Abruzzo: “Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Pescara lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante. E’ fondamentale prevedere un nuovo modello custodiale in carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non siano ancora state in grado di trovare una soluzione. Se i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane ed alla tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria devono avere la dignità di dimettersi!”