Scuola, riparte Pedibus. Il progetto per accompagnare gli alunni a piedi nelle scuole coinvolge cinque istituti comprensivi. Ma la sosta selvaggia costituisce un pericolo
Il progetto Pedibus, che ha il suo referente nella docente Cristina Tarquini, coinvolge cinque istituti comprensivi della città. Alcuni lavori di messa a norma di diverse scuole stanno causando qualche disorientamento, seppur marginale, nell’organizzazione dei flussi e dei percorsi; le nuove linee di Pedibus solcano ora nuove strade e intercettano nuovi incroci, ma anche diversi cantieri, taluni riservati alla nuova mobilità. Ma la criticità più grande che viene rilevata è quella della sosta selvaggia, che mette a rischio la sicurezza degli alunni. E’ quanto evidenziano i responsabili del progetto in una lettera inviata al Comune.
“Nonostante i buoni auspici e un progetto che pian piano va raccogliendo nuove adesioni”, dicono gli organizzatori nella lettera indirizzata al Comune, “già in questo inizio anno va purtroppo rilevata una consuetudine difficile da eliminare, e cioè la concentrazione di auto parcheggiate in prossimità delle scuole sia in orario di ingresso che di uscita, poste soprattutto in seconda fila rispetto agli spazi di sosta già esistenti, ad occupare la normale corsia di marcia. La foto allegata riporta quanto rilevato lungo via Muzii, all’orario di uscita dalla scuola primaria e secondaria del terzo circolo. Lungo la corsia sud in direzione mare ci sono appena 6 auto in seconda fila che però occupano la corsia di marcia per oltre 30 metri di lunghezza e 2 di larghezza, creando disagio e pericolo per tutti gli altri utenti. Se si prende la cordata di ragazzi e ragazze, le cui famiglie hanno aderito al Pedibus, ebbene 6 di loro occupano meno di 3 metri di lunghezza e 50 cm di larghezza, tra l’altro nel cortile di scuola, cioè meno di un decimo delle auto, senza creare alcun disagio. Ma attenzione: a guardare bene in fin dei conti sono poche le persone che determinano con il loro atteggiamento condizioni di disagio davanti le scuole, ma che è invece consistente e particolarmente percepito come anche irritante per via delle dimensioni del mezzo, che occupa uno spazio rilevante, almeno 10 mq, destinato ad altre funzioni. Intervenire su queste situazioni di evidente conflitto sarebbe auspicabile, anche solo per intercettare i bisogni di coloro, forse pochi, che ritengono di non poter fare diversamente. La concomitante pubblicazione del “Piano comunale dei tempi e degli orari” consentirebbe di aprire una utile riflessione su questo fronte, che potrebbe inoltre avvalersi di ulteriori determinazioni laddove venissero attuate misure almeno di base di mobility management, a partire magari proprio dalle scuole”.