Diana Di Meo, 22 anni, studentessa pescarese e arbitro di calcio nel campionato di promozione diventa vittima di revenge porn. I suoi video hard fanno il giro d’Italia, attraverso i gruppi Telegram e WhatsApp, ma lei non si scoraggia e, dopo aver denunciato l’accaduto alla polizia, racconta la sua storia sui socia.
Con questo messaggio carico di coraggio la 22enne Diana Di Meo cerca di liberarsi di un peso e lanciare un segnale a tutte le persone che si trovano nella sua stessa situazione, ma non hanno il coraggio di parlarne.
“Il revenge porn è l’atto di condivisione di immagini o video intimi di una persona senza il suo consenso. Io sono qui a parlarne, molti di noi non riescono a farlo e si nascondono. Spero di dare voce a tutte quelle vittime che vengono colpevolizzate, quando in realtà il colpevole è dall’altra parte dello schermo, che riprende o ‘si limita’ a condividere”, scrive la giovane nel testo che accompagna il video pubblicato due giorni fa su Instagram.
In un’intervista, pubblicata sull’edizione odierna del quotidiano Il Centro, la 22enne racconta di non sapere come quel materiale le sia stato sottratto e come i suoi video intimi siano finiti in tutta Italia arrivando a cinquemila persone. Alla domanda sul perché abbia deciso di raccontare tutto, Di Meo risponde: “Questo segreto mi stava logorando. Da tre giorni non mangio, non dormo, sono tesissima. Ma dopo aver pubblicato il mio video su Instagram – aggiunge – sto meglio”. Nel definirsi “mortificata, imbarazzata, delusa dal genere umano”, la studentessa dice di aver “raccontato questa esperienza perché so che molte persone si trovano nella stessa situazione e non hanno il coraggio di parlare”.
Sulla vicenda interviene la senatrice Isabella Rauti (FdI), componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere:
“Nell’esprimere i sentimenti di vicinanza e di solidarietà a Diana Di Meo – afferma – occorre ricordare che il ‘revenge porn’ è diventato reato con l’approvazione in Parlamento della Legge
cosiddetta ‘Codice Rosso’ e viene punito anche chi si rende complice della diffusione delle immagini e dei video”.
Solidarietà viene espressa anche dal deputato Fabio Bernardini (Coraggio Italia), secondo il quale “atti come questo devono essere condannati duramente da tutto il mondo politico e istituzionale. Chiederemo al Governo lo stanziamento di nuove e maggiori risorse per potenziare gli strumenti di tutte le forze
dell’ordine per rintracciare i colpevoli e rimuovere immediatamente tutto il materiale condiviso. Questa – conclude – è una battaglia di civiltà e di rispetto per tutte le persone coinvolte”.