Anche in Abruzzo associazioni, sindacati, partiti politici e tutti i cittadini sono scesi in piazza per chiedere la pace in Ucraina e per dire no a ogni forma di conflitto armato.
La giornata di manifestazioni spontanee è iniziata a Chieti davanti alla Prefettura, in corso Marrucino. I presenti hanno detto: <condanniamo l’aggressione militare russa e chiediamo uno stop immediato alle ostilità. Il primo obiettivo deve essere la protezione umanitaria dei civili. Al popolo e ai lavoratori dell’Ucraina esprimiamo la nostra solidarietà>.
A Pescara si sono tenute due manifestazioni: la prima nel pomeriggio alle ore 16 in piazza della Rinascita, dove hanno partecipato anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che hanno ribadito in una nota congiunta «la necessità della costruzione di una soluzione politica e negoziata che porti alla pace. Il Governo Italiano e l’Unione Europea devono ribadire il rifiuto di ogni tipo di conflitto armato». La seconda iniziativa oggi pomeriggio alle 15,30 in piazza Sacro Cuore.
Sit-in anche in piazza Martiri a Teramo mentre all’Aquila cittadini e associazioni hanno manifestato esponendo una grande bandiera arcobaleno, simbolo della Pace, è stata esposta giovedì in piazza Duomo dall’Anpi.
Intanto un autobus con targa ucraina con una cinquantina di persone a bordo – donne e bambini e due uomini, di cui uno è l’autista – in fuga dalla guerra è giunto questa mattina al confine di Fernetti (Trieste). Ad attendere il bus c’erano le forze dell’ordine, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, che hanno effettuati i regolari controlli di frontiera. Sono diretti tutti a casa di amici o di conoscenti, prevalentemente al Nord tra Brescia, Vicenza, Milano. Qualcuno è diretto anche a Roma. L’autobus è uno di quelli utilizzati per i trasferimenti su grandi distanze, probabilmente
di una compagnia tedesca, e sarebbe il primo di profughi giunto a Fernetti, primo confine italiano, per chi arriva dall’Est. Stamani presto e ieri erano arrivate alcune auto o poche persone
alla spicciolata, su autobus di nazionalità rumena. Questo, invece, sarebbe il primo con targa ucraina. Sul parabrezza c’è la scritta “Cherkasy -Genova, attraverso Kyiv, Zhytomyr, Rivne, Ternopil, Lviv”. A bordo ci sono donne e bambini, anche di soltanto pochi mesi, partiti due giorni fa e giunti questa mattina. I rispettivi mariti, hanno detto, sono rimasti in Ucraina a combattere. Tutte hanno lanciato un appello, “torni presto la pace”.
E anche in Abruzzo tanti comuni che si tingono dei colori della bandiera ucraina. Dalle ore 22 di ieri 25 febbraio palazzo Kursaal, sul lungomare Zara a Giulianova, è illuminato di giallo e di blu. Come accade nella capitale e in molte altre città europee, si tratta di un segno di invito alla pacificazione e al dialogo, perché cessino le operazioni di guerra nei territori occupati. L’Amministrazione comunale, a nome della Città di Giulianova, ha così inteso unire la sua voce al coro intonato dalle comunità di tutto il mondo, senza distinzione di partiti politici e convinzioni religiose.
Intanto le ACLI provinciali di Chieti, in collaborazione con il CAF ACLI e il Patronato ACLI, aprono un centro di ascolto dedicato alle ucraine e agli ucraini che vivono sul territorio. Il punto di ascolto, che sarà gestito da personale specializzato, sarà attivo ogni giorno, dalle ore 10 alle 12, dal lunedì al venerdì, nella sede provinciale delle ACLI, in piazza dei Templi Romani a Chieti. Oltre all’assistenza fornita direttamente dalle strutture acliste, il centro di ascolto punta a garantire agli interessati un efficace interfaccia con le istituzioni pubbliche, con le associazioni di volontariato e con la rete di assistenza sociale. Il centro di ascolto ACLI per i cittadini ucraini sarà in funzione da lunedì prossimo, 28 febbraio, e resterà aperto fino alla fine della crisi in atto.
Il presidente provinciale delle Acli di Chieti Giulio Totaro afferma che : <Gli aclisti amano e coltivano la pace come bene assoluto assistiamo sgomenti alle vicende belliche perché sono fonte ingiustificabile e inaccettabile di lutti, dolore, distruzioni e di ulteriori drammi. La vocazione sociale e lo spirito di solidarietà che animano ogni Aclista ci suggeriscono e ci impegnano a proporre soluzioni, a dare sostegno a chi ne ha bisogno, a fare la nostra parte per aiutare il prossimo trovando nuove energie nella preghiera. Oggi siamo in campo con quel poco che possiamo offrire. E’ niente sul piano materiale. E’ sicuramente qualcosa più di niente in termini di umanità.
L’ascolto è cosa sempre più rara oggigiorno, ma è una attività preziosissima soprattutto per chi vive momenti di comprensibile angoscia. Riteniamo sia importante offrire un ascolto attento, capace anche di dare qualche piccola risposta concreta in termini di informazione, sostegno burocratico, attivazione di contatti, anche di una semplice consolazione a chi è solo e lontano dalla terra natia”.
Infine Totaro rivolge un appello <a chi vuole dare una mano, come può, per far sì che questo centro di ascolto, che ora ci accingiamo ad attivare, possa dare un aiuto, un sollievo, una speranza a chi, oggi a noi vicino nella vita quotidiana, vive un dramma inimmaginabile fino a poche ore fa>.
Il Comune dell’Aquila si dice disponibile ad accogliere cittadini e famiglie in fuga dalla guerra in Ucraina. Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha inviato una lettera al prefetto, Cinzia Teresa Torraco, spiegando come la Municipalità sia pronta a dare sostegno a coloro che dovessero arrivare in Italia attraverso corridoi umanitari o iniziative promosse dal governo e dalla comunità internazionale.
“Siamo vicini al popolo ucraino – ha spiegato Biondi – costretto a fronteggiare una durissima aggressione militare. In questi momenti sono i più fragili, gli anziani, le donne e i bambini a essere più esposti al pericolo ed è per loro che bisogna mobilitarsi. Noi, così come accaduto per coloro che scappavano dalla dittatura in Venezuela o dall’oscurantismo talebano in Afghanistan, siamo pronti a fare la nostra parte e a ospitare quanti riusciranno a raggiungere questa terra, accogliente e pronta dare il massimo per coloro che sono in una situazione di così grande ed estrema difficoltà”.
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