Area di risulta, Barba (Avs): “Un grande vuoto di democrazia”. La consigliera comunale evidenzia che “per il progetto di Pescara, il più imponente come impatto futuro, tutti i passi previsti sono stati saltati”
“Nel nostro ordinamento vi sono delle procedure codificate per permettere la democrazia, cioè devono essere date informazioni corrette e trasparenti, momenti partecipativi e osservazioni in modo che la comunità possa effettuare il suo ruolo di vigilanza all’attività di amministrazione della res pubblica. Nel caso del progetto dell’area di risulta, il grande vuoto nella città è diventato specchio parallelo di un altro vuoto, quello appunto democratico”. E’ quanto afferma in una nota Simona Barba, neo consigliera comunale della lista Avs-Radici in Comune.
“Per il progetto di Pescara, il più imponente come impatto futuro, spartiacque di una visione pianificatrice, tutti i passi previsti sono stati saltati: Variante al Piano Regolatore, Valutazione di impatto ambientale, Valutazione ambientale strategica, sono state eluse, evitate, autocertificate, tutto pur di non andare verso la strada che chiaramente il legislatore ha definito”, aggiunge Barba, evidenziando che è mancata “la comunicazione, informazione e illustrazione trasparente”, così come è mancata “la fase partecipativa nei tre momenti, che prevede osservazioni da parte della comunità intera. Per questi temi sono stati depositati due ricorsi al Tar da parte dell’associazione Italia Nostra, sezione Gorgoni, e invece di soffermarsi, l’amministrazione comunale e quella regionale corrono attraverso delibere e atti, come se scappasse loro il terreno sotto i piedi. Come è possibile che due amministrazioni evitino con tenacia prepotente il percorso definito da legge? Cosa si teme?”.
Un altro vuoto democratico, poi, sarebbe individuabile secondo Barba “nella scelta del progettista che ha avuto incarico di supervisionare e coordinare il progetto, il quale ha avuto incarico fiduciario da parte del Sindaco: il super consulente già individuato per i progetti del Pnrr per il comune di Pescara, ora è incaricato di coordinare anche il delicatissimo progetto dell’area di risulta. Si è venuto meno al principio di turnazione, è mancata una selezione di tipo professionale, e poi forse non esiste anche un conflitto di interessi, in quanto il progettista è fondatore del gruppo politico che fa capo al sindaco? E’ opportuno e funzionale poi che scelte cosi complesse non avvengano in tavoli complessi e interdisciplinari per professionalità, visto che le scelte spaziano dall’ambito della mobilità, alla pianificazione urbanistica, fino alla paesaggistica passando per le nuove soluzioni con metodologie NBS (nature based solution)?”.
In sintesi, conclude la consigliera comunale, “per l’area di risulta passa la visione che sarà della Pescara tra 20 anni, ma le decisioni avvengono al chiuso di una stanza molto ristretta, al di fuori di regole normate e partecipazione, ancorate a idee legate al passato, dove neanche esisteva il vortice dovuto al cambiamento climatico né l’idea della Nuova Pescara. Un bell’esempio per le nuove municipalità che si stanno accostando alla fusione, un segno indicatore per tutte le cittadine e i cittadini dei comuni vicini, un grande vuoto per noi pescaresi che vedevamo in quello spazio il momento del riscatto dell’intelligenza collettiva”.