Le analisi microbiologiche effettuate questa mattina dall’Agenzia per la tutela dell’ambiente (Arta) sui campioni di acqua destinata al consumo umano, prelevati dal personale della Asl presso la sorgente del Vitello d’Oro di Farindola, hanno dato esito negativo.
In particolare, il batterio Clostridium perfringens, rilevato nei giorni scorsi nel punto di captazione della sorgente del Vitello d’Oro di Farindola, dopo la clorazione delle acque operata dall’Aca, l’azienda consortile dell’acqua, è risultato assente.
Prima della clorazione, lo stesso campione esaminato presentava una conta di Clostridium perfringens pari a 25 Unità Formanti Colonia per millilitro d’acqua (UFC/mL), unità di misura che stima il numero di batteri vivi nel campione d’acqua. Dopo la clorazione, il valore è sceso a 0 UFC/100 mL. Il Clostridium perfringens è un batterio indicatore di contaminazione fecale e un potenziale patogeno, che può causare infezioni se ingerito. Già nella giornata di ieri i risultati delle analisi microbiologiche effettuate nei laboratori dell’Agenzia ambientale sullo stesso campione d’acqua, prima e dopo il trattamento di clorazione, avevano dato esiti differenti in relazione alla conta di enterococchi, escherichia coli e batteri coliformi.
Prima della clorazione, infatti, la conta dei batteri coliformi era stimata a 201 MPN per 100 millilitri, una misura che fornisce un’indicazione del numero di cellule batteriche vive presenti nel campione. Anche l’escherichia coli e gli enterococchi intestinali erano presenti, rispettivamente, a livelli di 41 e 10 MPN per 100 millilitri. Le analisi effettuate sul campione dopo la clorazione hanno mostrato, anche in questo caso, che tutti i valori sugli stessi indicatori microbiologici sono risultati pari a zero. I campioni consegnati all’Arta per le analisi dalla Asl, nell’ambito delle azioni di controllo igienico-sanitario di competenza dell’Azienda sanitaria, riguardano esclusivamente la sorgente del Vitello d’Oro.
L’Agenzia, nei prossimi giorni, analizzerà anche i campioni che verranno prelevati dalla Asl a valle della sorgente, dopo la clorazione. Le analisi odierne, infatti, non forniscono informazioni complete sulla situazione igienico-sanitaria dell’acqua che arriva agli utenti dei comuni interessati. Il Clostridium perfringens, normalmente presente nelle feci, anche se in minor quantità rispetto a escherichia coli, è indice di una contaminazione pregressa e dell’eventuale insufficienza del sistema di clorazione, in quanto ha la capacità di vivere a lungo e di produrre spore che tendono ad accumularsi e a sopravvivere a lungo in condizioni avverse.