“Nella mattinata è stata resa nota l’ordinanza con la quale il T.A.R. ha rigettato la richiesta di sospensione dei contributi consortili dell’anno 2023, ‘riservando al merito una compiuta analisi delle questioni sostanziali’, udienza fissata al 23 febbraio che, ci auspichiamo, finalmente chiarirà il perché non siamo tenuti a pagare importi che non attengono al servizio che ci viene reso”. Inizia così la nota del Comitato Bonifica Sostenibile
“Noi consorziati del Comitato Bonifica Sostenibile, ovviamente, rispettiamo le decisioni di un Tribunale, a differenza del Consorzio che invece le ha completamente disattese, anche se con una nota di rammarico perché un diverso provvedimento ci avrebbe consentito di esprimere il nostro voto il 26 novembre nel rinnovo delle cariche consortili dopo 7 anni di commissariamento.
In ogni caso attenderemo l’esito del giudizio ed utilizzeremo nelle more la possibilità di rateizzare con l’Agenzia Entrate Riscossione le cartelle esattoriali che ci saranno recapitate. Non pagheremo, né per votare né per riconoscere al Consorzio somme non dovute. È invece opportuno qui replicare ai proclami del Consorzio oggi apparsi su diverse testate on line. Il Consorzio afferma di voler porre in essere interventi di efficientamento del servizio, investimenti sulle opere idriche, mitigazione degli oneri a carico dei contribuenti” .
“Ci permettiamo di segnalare che i preannunciati lavori sulla vasca n. 3, al pari di quelli sulle altre 27 vasche di compensazione, dovrebbero rientrare nella più assoluta normalità degli interventi. La proroga della stagione estiva è un beneficio marginale, utile ma se si considera che l’acqua serve in estate e che in estate il Consorzio non è in grado di assicurarla se non a singhiozzo, è un po’ come dare le brioches ai francesi affamati di Maria Antonietta. Sugli investimenti si sta parlando dei fondi Masterplan 2018 residui per 6,3 milioni e 20 milioni per le adduttrici del TAVO, fondi stanziati in favore del Consorzio per appalti che sono ancora nella fase preliminare della progettazione esecutiva, fermi a giugno 2022 con l’affidamento incarico per lo studio di compatibilità geologica. I cinque milioni per i misuratori sono un progetto che il Consorzio presenta un po’ dappertutto, da ultimo al MISE su fondi PNRR ma dichiarato inammissibile. Quanto ai 98 milioni sembrano essere un programma immaginifico del direttore Tenaglia, vediamo se ci spiega dove li ha presi, visto che negli atti del consorzio non c’è traccia”.
Sugli interventi in favore dei consorziati con rateizzazioni più favorevoli, ci si riferisce ad un protocollo del 2015 quando la riscossione era affidata alla SOGET: oggi con ADR si può comodamente rateizzare secondo le ordinarie regole fino a 72 rate. Non è stato riportato sulla stampa, ma è stato detto ai Sindaci, che sulla tassazione dei fabbricati non serviti dalla rete idrica il Consorzio è perfettamente consapevole che si tratta di una tassazione assolutamente ingiusta, tant’è che se vai al Consorzio e individui il fabbricato ti fanno lo sgravio: la tassazione “a tappeto” dei fabbricati, che ha suscitato ilarità su tik tok da parte di comici, e rabbia da parte dei contribuenti, è stato uno stupido escamotage per mettere in bilancio 240 mila euro in più” .
“Anche la promessa ai Sindaci di UN MILIONE di euro per il dragaggio della diga di Penne non è andata sulla stampa: forse perché è un qualcosa che la Regione, quale beneficiaria della contribuenza idraulica (nella quale rientra la diga), avrebbe dovuto pagare come contributo corrente al Consorzio sin dal 2019 e che invece, ad oggi, non ha ancora corrisposto, lasciando tutte le spese ordinarie della diga a carico dei consorziati. Tutto questo non sminuisce affatto l’opera dei Sindaci che ringraziamo tutti, sia sotto il profilo istituzionale che politico, intervento assolutamente prezioso ed insostituibile, ma qualifica i direttori del Consorzio per quello che sono. Rimane il problema serio ed eluso completamente che vede l’Ente con tre esercizi consecutivi in disavanzo di amministrazione, situazione che potrebbe degenerare in crisi di impresa per le numerose rateazioni con i fornitori, per il volume enorme di crediti svalutati, ed allora potrebbero scattare i divieti di supporto finanziario ex art. 14 del T.U.S.P. e probabilmente anche l’acquisizione dei fondi per investimenti diventerebbe più complicato”.