L’onorevole Luciano D’Alfonso, parlamentare del Pd ed ex governatore, esprime critiche sugli indennizzi per gli espropri dell’asse attrezzato: “La somma stanziata dalla Regione è insufficiente”
Critiche agli indennizzi per gli espropri vengono però da Luciano D’Alfonso, parlamentare del Pd: “Apprendo che Marsilio canta vittoria sulla questione dell’asse attrezzato e faccio alcune riflessioni ad alta voce: era il 13 gennaio 2023 quando Marsilio e il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, annunciavano trionfanti che nella Legge di bilancio appena approvata dal governo erano stati stanziati 14 milioni in due annualità destinati ai risarcimenti degli espropri effettuati per la costruzione dell’asse attrezzato”. Sono passati quasi 18 mesi da quella data e oggi Marsilio annuncia di aver risolto il problema, ma non è così: la somma necessaria va ben oltre i 14 milioni previsti dal governo e al momento supera i 16.228.000 euro, cui vanno aggiunti cospicui interessi di mora perché la vicenda si trascina dagli anni Ottanta”, afferma l’ex governatore in una nota.
“Vediamo se gli espropri sono stati pagati tutti”, aggiunge l’esponente Dem. “Ci risulta che un caso eclatante sia fuori ed è quello del Don Orione di Pescara, che non è un baretto di periferia: c’è stato un contenzioso vinto dall’istituto, cui dovranno essere conferiti 1.640.000 euro, fondi necessari al proseguimento delle attività dell’istituto che dà lavoro a tanti dipendenti e sollievo ad altrettanti pazienti, i quali hanno diritto ad avere sicurezza nella e della struttura di appartenenza”.
Poi D’Alfonso conclude: “Poiché con la piena statizzazione si rimuove anche la ragione per la quale non fu possibile applicare il pedaggio sull’arteria stradale, si faccia attenzione a eventuali rischi ingravescenti di questo tipo, evitando una distratta indifferenza. Parlo a ragion veduta poiché mi sono occupato da sempre dell’asse attrezzato, e ricordo che è stata la giunta regionale da me presieduta a finanziarne l’allungamento fino al porto di Pescara. In ogni caso, la vicenda non è finita qui”.