Di Pillo, Artese e Pettinari denunciano “il bluff del piano di protezione civile”

Questa mattina in via Lago di Campotosto, davanti a una paratia non funzionante, si è tenuta una conferenza stampa sulle criticità riscontrate nel Piano di Protezione Civile alla presenza dei consiglieri Massimiliano Di Pillo, Caterina Artese e Domenico Pettinari.

“Nel 2020, dopo una gestazione di decenni”, afferma Di Pillo, consigliere della lista ‘Pettinari Sindaco’, “finalmente viene pubblicata la nuova Relazione Generale del “Piano Comunale di Protezione Civile”, documento importantissimo che serve a gestire ogni emergenza sul territorio del Comune di Pescara. Peccato però, che a distanza di soli 4 anni, questo Piano va rivisto e modificato, viste le innumerevoli pecche trovate dopo un attento studio dei documenti di 45 pagine, dove anche nella semplice impaginazione, risultano errori davvero grossolani e da dilettanti”.

Di Pillo cita come esempio “il lato sud dell’asta fluviale del Pescara, nei secoli più volte inondato da svariate piene, che secondo lo stesso documento dovrebbe essere garantito da un sistema di 6 paratie o “porte vinciane” posizionate in altrettanti varchi, il cui funzionamento è praticamente impossibilitato da deficienze sostanziali, e da un’inesistente manutenzione che negli anni ne ha minato pesantemente il reale utilizzo. A tale grave carenza si somma un’altrettanta grave mancanza, come quella della cartellonista che dovrebbe indicare e individuare i luoghi dove convogliare i cittadini in un’eventuale emergenza”.

Di Pillo, infatti, rimarca che nelle 38 “aree di attesa”, come nelle 7 “aree di accoglienza della popolazione”, non esiste “alcuna segnaletica, e addirittura nelle stesse aree vengono menzionate via Castellammare Adriatica (strada parco) dove dovrebbe passare il filobus, e il campo sportivo Rampigna, da anni area archeologica e già consegnato alla sovrintendenza, che dovrebbe iniziare gli scavi per ritrovare i resti dell’antica Pescara. Non di meno è il “rischio idraulico” relativo ai vari fossi e torrenti, come il Vallelunga a tutt’oggi ancora ricolmo di tronchi e rami dei pini caduti durante l’incendio di pochi anni fa, e che nessuno ha avuto la premura di eliminare, per evitare l’ostruzione dello stesso torrente”.

Sempre nell’elenco dei rischi “manca ciò che il Ministero degli interni ha dettato con una direttiva a tutti i comuni italiani, relativa all’informazione, alla formazione e alla prevenzione del rischio radiologico o nucleare, ancor più con la guerra che a pochi passi dal nostro confine, potrebbe degenerare in potenziali catastrofi nucleari. Nello stesso documento si descrive un minuzioso e dettagliato ruolo che l’amministrazione comunale e la figura del Sindaco hanno nell’informazione e nella formazione dei cittadini, cosa mai avvenuta finora se non per la presenza di piccoli stand durante alcune manifestazioni pubbliche. Si parla di un fantomatico progetto “infoprot pescara2000” dedicato allo sviluppo di sistemi informatici finalizzati alla comunicazione per eventuali eventi calamitosi previsti o in atto sul territorio del Comune di Pescara. Sul sito del Comune di Pescara non esiste nulla che abbia tale dicitura, benché meno si possa parlare di documenti che attestino anche la sola esistenza di detto progetto”.

Si parla anche di una app “di cui però non si fa il nome”, evidenzia Di Pillo, “dove i cittadini profilati dovrebbero ricevere informazioni utili per come comportarsi, e dove dirigersi per trovare eventuale ricovero o ristoro. A tutto questo va aggiunto, che nello stesso “Piano di Protezione Civile Comunale” sono identificati dei messaggi già preimpostati da inviare ai cittadini sempre tramite la app inesistente, o anche via mail, oppure via sms, ma financo anche come audio registrato. Un nuovo e necessario aggiornamento sembra essere davvero inevitabile, ancor più quando parliamo di rischi per le vite dei cittadini, nonché la necessità di preservare il territorio nella propria totalità. Le responsabilità politiche vanno naturalmente ascritte all’attuale amministrazione, che negli ultimi 4 anni non ha avuto la volontà di leggersi le 45 pagine della “relazione generale”, altrimenti si sarebbe accorta di tali criticità”, conclude Di Pillo.

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