Anche la Cassazione ha dato ragione all’ex direttore generale della Asl di Pescara Armando Mancini, rimosso nel 2019
La suprema Corte, con la sentenza n. 127/2025, ha rigettato il ricorso della Regione Abruzzo confermando quanto già stabilito dal Tribunale di Pescara e dalla Corte d’Appello dell’Aquila: la rimozione del dg, avvenuta nel 2019, fu illegittima.
In particolare, la Regione Abruzzo, dopo l’insediamento del centrodestra, aveva revocato l’incarico a Mancini per il presunto mancato raggiungimento degli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi sanitari relativi al periodo 2017-2019. Il dirigente, in carica dal 2016, aveva quindi contestato la legittimità dei provvedimenti di decadenza. Il Tribunale di Pescara aveva accolto integralmente il ricorso riconoscendo a Mancini un risarcimento corrispondente agli emolumenti che avrebbe percepito se il contratto fosse giunto a naturale scadenza. La decisione era stata poi confermata dalla Corte d’Appello.
Ora la Cassazione chiude definitivamente la vicenda. I giudici, nelle 18 pagine di sentenza, in riferimento al calcolo effettuato dalla Regione, evidenziano tra l’altro le “incongruenze circa la valutazione dell’oggettivo mancato conseguimento degli obiettivi di salute” e sottolineano come sia
stato “utilizzato un criterio del tutto oscuro ed indecifrabile”, pervenendo “ad un risultato di dubbia
attendibilità”.