Con il suo primo romanzo intitolato Parole e note: “La metà di un soldo”, pubblicato dalla casa editrice Diastema di Treviso, la violinista pescarese Cinzia Zuccarini ha vinto il premio “Lorenzo Da Ponte”.
Quanto vale un’anima in subbuglio, senza radici sociali, ma con la finezza di un intelletto acuto ed educato? Quanto vale una donna cresciuta in clausura, senza genitori, avviata all’amore per la musica e poi collocata in una società che non riconosce il suo valore? “La metà di un soldo”. Ed è questo il titolo che Cinzia Zuccarini dà alla storia di Prudenza, la giovane donna che le suore del Conservatorio della Pietà mandano in casa di una ricca famiglia veneziana come insegnante di musica per i figli.
Prudenza è un’orfana e, come per tante ragazze nella sua condizione, poco conta che abbia talento: quando esce fuori dall’alveo protetto dell’istituto il confronto con la vita è duro, difficile. In quella casa splendida, animata da tutte le vibrazioni culturali del Settecento veneziano, lei è poco più che una domestica, nonostante si senta parte di quel fervore. Ammira lo splendore del palazzo, descritto in ogni sua meraviglia, ma nello stesso tempo è presa da un forte senso di spaesamento e di solitudine.
Cinzia Zuccarini, musicista e insegnante, ha lavorato sul suo primo romanzo nel periodo del lock-down, partendo simbolicamente da quella chiusura al mondo alla quale orfane e illegittime venivano costrette per lavare colpe non loro. Con questa opera ha vinto il premio “Lorenzo Da Ponte”, concorso letterario per romanzi musicali inediti, organizzato a Treviso dalla casa editrice Diastema con l’associazione Diastema studi e ricerche. Il premio, per la prima classificata, consiste proprio nella pubblicazione dell’opera, che nel mese di novembre arriverà in libreria.
“E’ un riconoscimento che dedico a tutte le donne che hanno avuto difficoltà ad affermare il proprio talento – dice Cinzia Zuccarini – Quello di Prudenza è un monologo interiore espressione di un’identità che è alla ricerca di un posto nel mondo. Consapevole che potrà ottenerlo solo con l’approvazione maschile. Così la scrittura musicale diventa per lei un’espressione di affrancamento”.
La trama si articola attraverso luoghi reali e situazioni storiche definite, disegna un mondo di convenzioni regole e aspettative sociali ancorandolo a personaggi di fantasia: eppure l’immagine delle strumentiste che coltivano il loro talento prigioniere delle grate di un convento è asetticamente reale. E’ l’immagine di una prigione interiore che Prudenza racconta nelle pagine del suo diario.
“Credo che si debba arrivare a una riscoperta della composizione musicale al femminile – conclude Cinzia Zuccarini – attraverso un lavoro di ricostruzione storica e musicologica con cui riuscire a rileggere un passato scritto esclusivamente al maschile”.