L’associazione Fa.Vi.Va., rappresentata dalla presidente Carola Profeta, lancia un appello urgente per il rientro in Italia di Carlo D’Attanasio, cittadino pescarese detenuto in Papua Nuova Guinea da oltre quattro anni.
“Un anno fa – si legge in una nota – avevamo lanciato un primo appello poiché Carlo era gravemente malato di cancro con metastasi al colon, necessitava di cure mediche immediate, e nonostante la firma per l’estradizione umanitaria da parte del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, datata aprile 2023, è stato trattenuto in Papua Nuova Guinea”.
D’Attanasio, ripercorre l’associazione Fa.Vi.Va, “si è trovato coinvolto in una situazione drammatica a partire dal 2019, quando decise di intraprendere un viaggio intorno al mondo in barca a vela. Dopo aver raggiunto la Papua Nuova Guinea nel marzo 2020, fu accusato ingiustamente di narcotraffico internazionale, in seguito allo schianto di un aereo sull’isola contenente 611 kg di cocaina. Nonostante l’assenza di prove concrete che lo collegassero al traffico di droga, D’Attanasio è stato incarcerato in condizioni disumane per oltre quattro anni, in attesa di un processo che ha subito continui rinvii. Le sue condizioni di salute si sono aggravate drasticamente a partire dal 2023, quando gli è stato diagnosticato un tumore al colon di 10 centimetri”.
Oltre al rimpatrio umanitario, l’associazione ha avviato una raccolta fondi per sostenere le spese legali necessarie a dimostrare l’innocenza di Carlo D’Attanasio. La sua condanna a 19 anni di carcere, emessa il 30 dicembre 2023, sarebbe “basata su accuse indiziarie e su un processo che non ha rispettato i principi fondamentali di un giusto procedimento”. La difesa legale, guidata dall’avvocato Mario Antinucci, è pronta a ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani per denunciare la violazione dei diritti umani di D’Attanasio e per ottenere un nuovo processo.
“Vogliamo che Carlo torni in Italia non solo per ricevere le cure mediche necessarie, ma anche per difendersi da accuse infondate e ottenere finalmente giustizia”, dichiara Carola Profeta. “Il nostro obiettivo è raccogliere fondi per sostenere la battaglia legale e portare alla luce la verità”.