Omicidio Thomas Luciani, ora si setacciano i cellulari del branco

Cristopher Thomas Luciani

A quasi una settimana dalla morte di Christopher Thomas Luciani, ora si setacciano i cellulari del branco. Intanto a Pescara cresce la paura dei genitori, mentre il prefetto Ferdani annuncia più controlli da parte delle forze dell’ordine

Proseguono le indagini della polizia a quasi una settimana dall’omicidio di Christopher Thomas Luciani, 17 anni ancora da compiere, ucciso brutalmente domenica scorsa con 25 coltellate, per un piccolo debito di droga, nel parco ‘Baden Powell’ di Pescara. Se, grazie alle testimonianze dei giovanissimi coinvolti e alle immagini dei sistemi di videosorveglianza, il quadro è piuttosto chiaro, si attende di conoscere il contenuto degli smartphone sequestrati a tutto il gruppo: non solo quelli dei due 16enni, sottoposti a fermo perché ritenuti responsabili dell’omicidio, ma anche quelli degli amici che erano con loro, tutti a conoscenza dell’accaduto.

Dai dispositivi – gli accertamenti sono svolti dal consulente informatico della Procura per i minorenni dell’Aquila – potrebbero emergere informazioni utili rispetto al debito maturato dalla vittima e, soprattutto, rispetto a un eventuale appuntamento che Thomas aveva con gli altri ragazzi. Il delitto si è consumato in un’area di vegetazione ben nascosta, di pertinenza delle ferrovie, raggiungibile attraverso una recinzione danneggiata. L’area, seppure a pochi metri dal parco, è talmente impervia che, se il testimone chiave domenica sera non avesse rivelato l’accaduto, sarebbero passati anche alcuni giorni prima di scoprire il corpo.

Intanto, all’indomani dei funerali, torna a parlare la nonna di Crox, questo il soprannome del ragazzo. La donna interviene a proposito della proposta di posizionare nel parco una targa in memoria del nipote: “Si è visto che lì è un luogo di spaccio. Chiunque entri là dentro la vedrà. Spero che possa salvare la vita a tanti suoi coetanei”, dice. La donna, in lacrime, ricorda poi il rapporto con il nipote, arrivato in casa sua quando aveva tre anni e mezzo: “Non era ancora capace di scrivere, faceva i cuoricini e me li metteva sotto al cuscino. Diceva ‘nonna, io morirei senza di te’…”.

A Pescara ormai non si parla d’altro, ma il tema del disagio giovanile per i genitori più attenti è da tempo all’ordine del giorno: “Mio figlio e i suoi amici, che vivono di scuola, sport e musica, hanno paura a uscire in determinate ore del giorno, temono di incontrare baby gang, composte da ragazzi che minacciano e non esitano a picchiare i loro coetanei se non consegnano il cellulare o soldi”, ha raccontato all’Ansa la madre di un 16enne che vive in centro. Intanto il prefetto Flavio Ferdani ha annunciato che ci saranno 30 uomini delle forze dell’ordine in più, dai prossimi giorni, destinati al controllo del territorio.