A Pescara all’Auditorium Petruzzi l’evento organizzato dal Partito Democratico abruzzese “La secessione differenziata. Come distruggere sanità, scuola, trasporti, futuro del Sud Italia”
La battaglia contro l’autonomia differenziata (un progetto quest’ultimo che se andasse in porto si rivelerebbe una vera e propria piaga per il Mezzogiorno, Abruzzo compreso) come uno dei terreni per trovarsi assieme per le forze politiche alternative al governo di Marsilio, e costruire dialogo con le forze economiche e sociali. Si è svolto a Pescara all’Auditorium Petruzzi l’evento organizzato dal Partito Democratico abruzzese “La secessione differenziata. Come distruggere sanità, scuola, trasporti, futuro del Sud Italia”.
Tra gli interventi quelli di Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del Pd e del giornalista e saggista Marco Esposito. Presenti tra gli altri Domenico Pettinari (coordinatore della provincia di Pescara del Movimento Cinque Stelle) e Giovanni Luciano (vicesegretario regionale di Azione). Il coordinatore regionale di Italia Viva Camillo D’Alessandro dichiara: “Ho aderito all’iniziativa del PD, va creato un movimento dal basso che consenta di costruire consapevolezza di quello che accadrà. Marsilio ha tradito l’Abruzzo votando favorevolmente nella conferenza Stato – Regioni, ora deve partire una mobilitazione dai territori”. Per le organizzazioni economiche e sociali c’erano Graziano Di Costanzo (direttore CNA regionale) e Alessandra Terzigni (componente della segreteria della Cgil regionale).
Il senatore Michele Fina, segretario del Pd Abruzzo, ha sottolineato: “Il punto è anche politico, perché il presidente Marsilio per ragion politica si guarda bene dal contrastare un progetto che sarebbe una sciagura per la Regione che amministra, e per questo riteniamo che quello della battaglia alla cosiddetta autonomia differenziata, che in realtà è secessione differenziata e uno spacca Italia, debba essere il primo terreno di incontro delle forze che si oppongono a questo governo regionale. Si punta ad affossare definitivamente sanità, trasporti pubblici, scuola nel Sud Italia, Abruzzo compreso. Lo sappiamo dove vogliono arrivare, basta guardare il referendum in Veneto: abbandonare il Mezzogiorno e garantire alle regioni settentrionali di trattenere il 90 per cento delle risorse fiscali. Basterà un solo accordo bilaterale tra Stato e una sola delle Regioni perché questo processo diventi irreversibile. Dobbiamo assolutamente frenarlo”.
Ruotolo ha detto: “Ci mobiliteremo nel Paese e ci batteremo in Parlamento per bloccare questo disegno. Questa di Calderoli è una proposta inaccettabile, che affonda le sue radici nel progetto secessionista della Lega, e che va rigettata con forza, perché non corrisponde agli interessi del Paese, non è un disegno emendabile. Se non cresce il Mezzogiorno, se non si riducono le diseguaglianze tra Nord e Sud non ci sarà futuro per il nostro Paese. Tuttavia questa autonomia differenziata in realtà è un’autonomia che sancisce le diseguaglianze tra le regioni. Uno dei punti più contestati della proposta è quello relativo al finanziamento dei livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, conosciuti come Lep, che in base alla Costituzione tutelano i ‘diritti civili e sociali’ di cittadine e cittadini. L’entità di questi finanziamenti andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia, in modo tale da avere chiaro di quante risorse ha bisogno ogni Regione richiedente. Ma secondo il disegno di legge Calderoli, le Regioni potranno formulare un’intesa anche senza il decreto del presidente del Consiglio che dovrebbe stabilire l’entità dei Lep, distribuendo così i finanziamenti in base alla spesa storica della regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia”.
Per Esposito “in un’Italia con troppi divari non ha senso aumentare le differenze. Le quali, su questo occorre fare chiarezza, con il progetto su cui spinge il ministro Calderoli non sarebbero soltanto differenziazioni nei poteri regionali, bensì diritti differenziati in base alla residenza regionale e alla ricchezza fiscale dei territori. A questo si aggiunga l’irrazionalità di spezzettare la scuola pubblica, la tutela dell’ambiente, la sicurezza sul lavoro, addirittura le reti nazionali dei trasporti o dell’energia”.