Un intervento che cambierà il volto della Riviera Sud e che diventerà un elemento caratterizzante della città, per di più a costo zero per la comunità pescarese
Il sindaco Carlo Masci ha sollevato i veli dal progetto dell’Albergo De Cecco approvato con delibera di Giunta di adozione del piano che verrà perfezionato prima dell’estate per consentire i lavori, una volta perfezionati tutti i passaggi dell’iter, già a settembre, e concluderli nel giro di due anni. Il progetto, firmato dallo Studio D’Urbano, è stato presentato dal team di architetti Mario D’Urbano, Alessandro Cognigni e Anna Tamantini, alla presenza della Giunta comunale, del presidente Marcello Antonelli, e di Emilio Totaro in rappresentanza della Società De Cecco.
«Riqualificheremo e renderemo più attrattiva e competitiva la riviera sud nell’area tra le strutture del Paolo VI e della Guardia di Finanza – così Masci –. Qui sorgerà la seconda piazza più grande di Pescara dopo piazza Salotto, con un’opera di pregio di Toyo Ito che chiude con un accordo una causa decennale, grazie a un intervento di pregio che aspettavamo da venti anni e che segna anche l’investimento di un imprenditore di livello mondiale nella crescita della città, destinata a cambiare volto».
L’architetto Cognigni ha poi illustrato le caratteristiche con cui è stata ridisegnata un’area di 11.000 mq: «Oltre 8.000 metri quadri saranno a uso pubblico, con verde, un’area dunale, una piazza ellittica ribassata di 90 cm per non interrompere la prospettiva verso il mare. Circa il 20% sarà destinato a un hotel 4 stelle superior da 50 camere, su dieci livelli, per 300 mq di estensione e 36 metri d’altezza, con razionalizzazione degli spazi». Per Antonelli «è stato risolto un problema cinquantennale legato agli usi civici che schiude alla valorizzazione del lungomare sud» mentre l’assessore all’urbanistica Isabella Del Trecco ha posto l’accento sulla volontà di «credere in un progetto innovativo e caratterizzante e portarlo alla realizzazione». Totaro, a nome della De Cecco, ha infine sottolineato che l’hotel rappresenta un «gesto quasi filantropico della società: c’è più amore per la città che business».