Cessato lo stato di emergenza sanitaria, dal 1° aprile nelle scuole sono tornati anche i docenti che avevano scelto di non adempiere all’obbligo vaccinale e che per questo erano stati sospesi.
Tornati in servizio, ma non tra i banchi di scuola, i docenti non vaccinati attualmente sono chiamati a svolgere funzioni rientranti tra le proprie mansioni, come ad esempio attività a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione. L’attività puramente educativa continuerà invece a essere svolta dai soli docenti vaccinati e quindi anche dal cosiddetto organico per l’emergenza, che era stato chiamato a salire in cattedra in sostituzione dei docenti non vaccinati sospesi, e che secondo la normativa rimarranno in classe fino alla fine delle lezioni scolastiche, prevista per il 15 giugno, a eccezione della scuola d’infanzia statale che chiuderà il 30 giugno 2022.
Ma quanti sono in Abruzzo i docenti non vaccinati rientrati a scuola il 1° aprile e quanti quelli che continuano a far parte dell’organico per l’emergenza? Lo abbiamo chiesto a Carlo Frascari, segretario regionale dello Snals Abruzzo, il sindacato nazionale autonomo dei lavoratori della scuola.
«La scuola è stato uno dei settori che durante la pandemia si è comportato meglio, arrivando a oltre il 90% di vaccinati. La stima dei docenti non vaccinati può aggirarsi intorno al 6/7%, quindi parliamo di numeri piuttosto bassi, anche se il problema resta comunque. Quello che come sindacato contestiamo in questa fase è che Il ministero poteva scegliere prima della fine dell’emergenza se continuare a tenere a casa i docenti non vaccinati, oppure farli tornare a insegnare, essendo comunque tamponati. Questa “non scelta” crea infatti delle anomalie con il personale del cosiddetto organico covid che comunque dovrà continuare a insegnare fino alla fine dell’anno scolastico, nonostante il ritorno a scuola dei docenti sospesi. Nei giorni scorsi tra l’altro alcuni sindacati avevano anche lanciato l’allarme per la carenza di fondi per il pagamento degli stipendi dell’organico covid e dunque per le lezioni a rischio per la fine dell’anno scolastico. In realtà l’anno scolastico sarà comunque portato a termine anche alla luce degli ultimi accordi presi con il Ministero. Certo è che la situazione era prevedibile e andava gestita meglio.»
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