291 metri lineari di documenti e carte di vario genere che attraversano un lungo arco cronologico che corre dal 1943 al 2008. Sono i numeri che aiutano a capire le dimensioni dell’Archivio delle Sinistre che sta prendendo corpo nella nostra regione, nella sede pescarese della fondazione “Abruzzo Riforme”
I risultati di un lavoro certosino, avviato ormai da tre anni, sono stati al centro di un convengo dal titolo “Costruire un archivio delle Sinistre in Abruzzo fra storia e memoria” svoltosi all’interno del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Teramo. A spiegare quale sia la consistenza dei materiali assemblati in questi anni con grande pazienza e un’attenta ricerca dei protagonisti – non solo politici, ma anche sindacali e culturali del grande arcipelago che ha composto la Sinistra abruzzese – è stata Stefania Misticoni, presidente del Consiglio di amministrazione della fondazione “Abruzzo Riforme”.
“La costruzione di questo archivio, su cui abbiamo investito un grandissimo lavoro e in cui abbiamo potuto contare sul prezioso contributo della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica Abruzzo e Molise, è una sfida particolarmente impegnativa in un periodo in cui il tempo sembra parlare solo al presente, recidendo la memoria. Si tratta di una sfida politica che vuol riconnettere appunto storia e memoria su temi che oggi sembrano aver perso di considerazione nella sfera pubblica”.
A dare il senso dell’importanza del percorso avviato ormai da tre anni è stato il pool di sigle che ha dato vita al confronto: assieme alla fondazione “Abruzzo Riforme” erano presenti il Dipartimento di Scienze politiche dell’Ateneo teramano, la prestigiosa Fondazione Gramsci, la Biblioteca Archivio Luciano Lama della Cgil, ed History Lab, centro di ricerca specializzato nelle nuove tecniche di divulgazione degli studi storici. A spiegare la consistenza dell’archivio che la Fondazione ha sin qui assemblato per metterlo a disposizione di cittadini e studiosi, in attesa che altri preziosi documenti vengano ad arricchirlo, è stato il professor Pasquale Iuso, che coordina il Comitato scientifico della Fondazione stessa. “Abbiamo avviato un lavoro importante di digitalizzazione iniziato nel 2020, ma che ha riguardato finora oltre 34mila fogli, ai quali occorre aggiungere 500 fotografie e 300 manifesti. In più, abbiamo avviato una raccolta di interviste-memoria di militanti e dirigenti: ne abbiamo realizzate tredici, ma presto riprenderemo la campagna. Però, per quanto ampio, il nostro lavoro non è ancora finito: c’è molto da riordinare e catalogare, c’è ancora molto da raccogliere”.