Condannato a 25 anni in Egitto per droga. Da Pescara l’appello della famiglia al Governo

“Siamo ancora sotto choc: ci hanno comunicato che mio fratello è stato condannato all’ergastolo, con 25 anni da scontare in Egitto”. A parlare è Andrea Passeri, fratello del giovane pescarese Giacomo Passeri arrestato un anno fa in Egitto per possesso di droga e condannato oggi da un tribunale al Cairo. La Farnesina, in una nota, dice di “seguire la vicenda con massima attenzione”

Nei mesi scorsi la famiglia del giovane pescarese aveva lanciato l’allarme sulle condizioni di Giacomo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per le lungaggini processuali. Sulla vicenda si registra anche una dichiarazione del deputato di Avs Marco Grimaldi e del segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri, i quali chiedono l’immediato intervento del Governo Italiano. Per loro si è in presenza di “una vicenda dai diritti umani negati. Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Non c’è bisogno di sapere di che cosa Luigi Giacomo Passeri sia stato accusato. A noi bastava sapere che, in base al diritto internazionale (risoluzione Onu del 17 dicembre 2015 sul trattamento dei detenuti, le cosiddette “Regole Mandela”), tutti i prigionieri devono essere trattati rispettando la loro dignità, senza mettere in atto trattamenti inumani o degradanti; che a tutti deve essere garantito l’accesso a informazioni scritte sui loro diritti e sull’accesso alla consulenza legale; che tutti i detenuti hanno diritto a comunicare con la loro famiglia; che diverse categorie di detenuti devono essere tenute separate tenendo conto di genere, età, precedenti penali, la ragione giuridica per la loro detenzione; che a ciascuno devono essere adeguatamente forniti acqua, cibo, indumenti e biancheria pulita; che ogni carcere deve garantire l’accesso tempestivo a cure mediche in caso di urgenza. Tutte condizioni – sottolineano Grimaldi e Licheri – che il Centro di correzione e riabilitazione di Badr gli ha negato. Cosa ha fatto il Governo per evitare che Luigi Giacomo Passeri non subisse un processo farsa e una detenzione che rischia di portargli via tutta la sua giovane vita?”.

Per i familiari è stata una doccia fredda la notizia della condanna all’ergastolo del giovane, il processo di primo grado si è celebrato il 19 agosto. Il ragazzo è difeso dall’avvocato Said Shabaan e deve rispondere delle accuse perché è stato trovato dalla polizia egiziana con della droga, il 23 agosto dello scorso anno «una dose di marijuana», avrebbe ammesso il ragazzo in carcere da quel giorno parlando con il legale e i 4 fratelli. La famiglia valuta un ricorso in appello.

“Lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l’udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della Cancelleria Consolare dell’Ambasciata d’Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, l’avvocato ha informato la Sede che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo)”. Lo precisa la Farnesina sottolineando che il legale di Passeri “ha comunque già informato l’Ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso”. L’Ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione

“Detenuto in celle buie e sporche, condivise con uomini accusati di omicidio, mentre la sua colpa è stata solo quella di detenere una piccola quantità di marijuana quando è stato fermato il 23 agosto di un anno fa durante il suo viaggio in terra egiziana”: così il fratello per conto della famiglia disperata alla notizia della condanna.

“L’ergastolo per la detenzione di una piccola quantità di marijuana è una pena che evidentemente non ha senso: la condanna insensata pronunciata al Cairo nei confronti del nostro connazionale Giacomo Passeri riapre antiche ferite nel rapporto tra il nostro Paese e l’Egitto. Il Ministro Tajani prenda immediatamente contatto con il suo omologo egiziano, anche eventualmente convocando l’ambasciatore dell’Egitto alla Farnesina, per far sentire la protesta più vibrante per una decisione che non presenta alcuna ragionevolezza o proporzionalità. Lo scrive in una nota Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva.”Le condizioni di detenzione di Passeri, recluso in una struttura dalle pessime condizioni igieniche con condannati per reati gravissimi, già suscitavano grave preoccupazione. Questa condanna, che prevede tra l’altro che almeno 25 anni siano scontati in Egitto, rappresenta un vero e proprio schiaffo nei confronti del nostro Paese”, conclude Scalfarotto.

“La condanna all’ergastolo, con la previsione di passare 25 anni nelle carceri egiziane di Giacomo Passeri per possesso di sostanze stupefacenti non è accettabile. Nelle scorse settimane avevamo sollevato il caso attraverso una interrogazione ricevendo dal governo una risposta dai toni rassicuranti minimizzando la situazione. La partnership tra Italia ed Egitto sui temi economici, energetici e migratori non può ignorare questo ulteriore episodio giudiziario sproporzionato e intollerabile nei confronti di un cittadino italiano. La Farnesina dovrebbe convocare l’Ambasciatore egiziano”. Lo dichiarano il segretario di Più Europa Riccardo Magi e il deputato di +E, Benedetto Della Vedova

https://www.rete8.it/cronaca/pescarese-in-carcere-in-egitto-e-stato-torturato/

Barbara Orsini: