Pescarese in carcere in Egitto è stato torturato

Luigi Giacomo Passeri da quasi un anno è detenuto nelle carceri egiziane, dove sarebbe stato “torturato” e dove si troverebbe in uno “stato d’abbandono e senza cure” dopo un intervento chirurgico

A chiedere un intervento urgente al governo italiano sul caso del 31enne pescarese è il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi, che ha presentato un’interrogazione temendo “un nuovo caso Regeni”. Ma a temere per Luigi è anche la famiglia. A rivelare il caso nei mesi scorsi è stato proprio il fratello Andrea, che oggi ha ribadito la versione dei parenti: “Mio fratello, mi è stato riferito dall’avvocato egiziano che lo difende e che sta seguendo il caso, è stato arrestato lo scorso 23 agosto 2023 ed è accusato di possesso di piccole dosi di stupefacenti con intenzione di spaccio. E’ scritto nelle carte della polizia, in arabo, in nostro possesso. Noi sappiamo solo che dall’agosto dell’anno scorso non abbiamo più notizie dirette di Luigi e non lo abbiamo incontrato, né ci abbiamo parlato al telefono, ma
abbiamo ricevuto solo due lettere che ci hanno allarmato non poco sulle sue condizioni”.

Secondo quanto si apprende, l’accusa da parte delle autorità egiziane nei confronti di Passeri è di detenzione e traffico di stupefacenti e di far parte di una rete di spaccio di stupefacenti per venderli sul mercato locale. L’Ambasciata italiana al Cairo sin dall’inizio ha seguito il caso, in stretto coordinamento con la Farnesina, e in questo quadro ha assicurato diverse visite consolari e mantenuto costanti contatti con i familiari e i legali. La detenzione del 31enne pescarese che da tempo risiede a Londra, papà italiano e mamma della Sierra Leone, era finita sui media abruzzesi qualche settimana fa, sempre per bocca del fratello, che temeva per la sorte di Luigi per via dei maltrattamenti e delle condizioni precarie dell’uomo, definite da lui stesso in una lettera “un incubo”. Parole che, secondo i familiari, dimostrano “un peggioramento delle sue condizioni psicologiche e il rischio di atti di autolesionismo”. Secondo quanto riferito dal fratello Andrea, la seconda udienza del processo è avvenuta tre mesi fa, mentre a settembre dovrebbe essere convocata la terza udienza del caso, con conseguente
sentenza.
“Un altro mio fratello, che vive a Roma, ha chiesto il permesso all’ambasciata egiziana di poter vedere Luigi, ma l’ok non è ancora arrivato – prosegue Andrea – A me risulta che sia incensurato, e secondo il nostro avvocato in Egitto la sentenza dovrebbe essere positiva per Luigi. Ma è quasi un anno che abbiamo scarse notizie su di lui e quindi siamo preoccupati”. Da qui l’interrogazione di Avs. ‘Non vogliamo altri casi Salis – dice Grimaldi – di sicuro non vogliamo un altro caso Regeni, nessun accordo energetico può giustificare forme di indolenza. L’ambasciata italiana in Egitto deve garantire assistenza e supporto e muoversi perché si svolga un equo e giusto processo in tempi celeri, il governo si mobiliti per riportare in Italia Luigi”.