Pettorano sul Gizio: morto in casa, familiari a processo per occultamento di cadavere

Dopo quattro anni svolta nelle indagini in Abruzzo. Il cadavere dell’uomo sarebbe stato spostato dalla cantina dove era deceduto alla camera da letto più piccola

Era stato trovato senza vita nella cantina della propria abitazione e i familiari avevano spostato il cadavere. Dopo quattro anni arriva la svolta
sul caso dell’operaio 56enne di origine kosovara, morto suicida a Pettorano sul Gizio, il 21 ottobre 2021. Due parenti dell’uomo, il figlio e la nuora, sono stati rinviati a giudizio, davanti al giudice del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini, con l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere. Inizialmente la procura della repubblica aveva aperto un fascicolo per omicidio, viste le circostanze poco chiare del ritrovamento.
Il 56enne infatti era stato trovato con alcuni segni sul collo, provocati da un cavo del telefono probabilmente utilizzato dall’uomo per togliersi la vita, come ha accertato il medico legale, Ildo Polidoro, che aveva effettuato l’autopsia. Non essendo emerse terze responsabilità sulle cause del decesso, il giudice per le indagini preliminari aveva archiviato il procedimento. Sul corpo del 56enne non erano stati riscontrati segni di violenza, né sulle unghie frammenti di pelle o altri residui che potessero far pensare ad una colluttazione precedente il decesso. Tuttavia, come è emerso dalle indagini, il cadavere dell’uomo sarebbe stato spostato dalla cantina dove era deceduto “alla camera da letto più piccola sita al piano superiore dell’immobile, dove dapprima i soccorritori del 118 e poi successivamente la polizia giudiziaria lo rinvenivano”. Da
qui l’accusa di occultamento di cadavere che ha mandato sotto processo il figlio e la nuora dell’operaio.