PFAS presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace in Italia. L’Abruzzo tra le regioni meno contaminate
Per realizzare la prima mappa nazionale indipendente della contaminazione da composti poli- e per-fluoroalchilici (PFAS) nell’acqua potabile, nei mesi di settembre e ottobre 2024 Greenpeace Italia ha girato il Paese per raccogliere 260 campioni in 235 comuni appartenenti a tutte le regioni e province autonome italiane. L’indagine indipendente ha preso il nome di indipendente ‘Acque Senza Veleni’. Le situazioni più critiche sono state registrate in Liguria (8 campioni contaminati su 8 analizzati), Trentino Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31).
Le Regioni in cui si riscontrano meno campioni contaminati sono, nell’ordine: Abruzzo (3/8), l’unica regione con meno della metà dei campioni positivi alla presenza di PFAS, seguita da Sicilia (9/17) e Puglia (7/13). Meno entusiasmante la performance di Montesilvano per quello che riguarda il PFOS (vedi sotto).
La quasi totalità dei campioni è stata prelevata dalle fontane pubbliche. Una volta raccolti, i campioni sono stati analizzati da un laboratorio indipendente e accreditato per la quantificazione di 58 molecole appartenenti all’ampio gruppo dei PFAS.
Per ogni provincia i campionamenti hanno interessato tutti i comuni capoluogo. In alcune grandi città sono stati eseguiti due campionamenti (Ancona, Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova, L’Aquila, Milano, Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste, Venezia).
I risultati e la prima mappa della contaminazione da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) nelle acque potabili in Italia sono stati presentati a Roma.
Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).
Che cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi
Dalla metà del secolo scorso migliaia di molecole appartenenti al gruppo dei PFAS sono impiegate in svariati processi industriali e per la produzione di numerosi beni di consumo per via delle loro proprietà (come idro- e oleo-repellenza, trattamenti antimacchia, resistenza termica e alla corrosione, basso coefficiente d’attrito, etc). Una volta rilasciati nell’ambiente si degradano molto lentamente.
Per tale ragione sono comunemente noti come “inquinanti eterni”. La loro difficile degradazione può determinare la contaminazione di acqua potabile, aria, coltivazioni, alimenti e persino il nostro corpo (alcuni sono noti per essere bioaccumulabili).
L’analisi dei 260 campioni dimostra una diffusa presenza di questi composti pericolosi, con almeno tre campioni positivi per ogni Regione, eccezion fatta per la Valle d’Aosta in cui sono stati prelevati solo due campioni. Livelli elevati si registrano in Lombardia (ad esempio in quasi tutti i campioni prelevati a Milano) e in numerosi comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell’alessandrino, ma anche Bussoleno in Valle di Susa), del Veneto (anche in comuni fuori dall’area rossa già nota per essere tra le più contaminate d’Europa, come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), della Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), della Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), della Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari) e Perugia in Umbria.
Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo (in parti del Veneto e del Piemonte) a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi.
Secondo le evidenze raccolte da Greenpeace Italia con la campagna ‘Acque senza veleni’, milioni di persone nel nostro Paese hanno ricevuto nelle loro case acqua contaminata da alcuni PFAS classificati come cancerogeni, la cui presenza è considerata inaccettabile in molte nazioni.
Infatti, confrontando i risultati con i limiti vigenti in altri Paesi, dalla raccolta dati di Greenpeace è emerso, ad esempio, che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.
Da tempo Greenpeace Italia ha lanciato una petizione che chiede al nostro governo di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136 mila persone, non ha trovato ancora alcun riscontro nell’azione legislativa.
Le maggiori criticità si registrano in quasi tutte le Regioni del Centro-Nord e in Sardegna. Le conseguenze sulla salute sono preoccupanti: basti pensare che il PFOA, una delle molecole che appartiene al gruppo dei PFAS, è stato classificato come cancerogeno, mentre il PFOS invece è stato classificato come possibile cancerogeno. Altri PFAS agiscono come interferenti endocrini e possono provocare danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.
PFOA, TFA e PFOS i composti più diffusi
Il cancerogeno PFOA è risultato il PFAS più diffuso, presente in 121 campioni su 260 (47%), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (104 campioni, il 40% del totale) e dal possibile cancerogeno PFOS (58 campioni, il 22% del totale).
La contaminazione da PFOS
Il PFOS (Perfluorottano sulfonato), classificato come possibile cancerogeno dall’Agenzia delle nazioni unite per la ricerca sul cancro, pur essendo bandito a livello globale nell’ambito della Convenzione di Stoccolma, è stato individuato nel 22% dei campioni (58 su 260). I valori più elevati sono stati registrati a Milano (Via delle Forze Armate), Bussoleno (TO), Ancona (Piazza Fontana), Rimini, Montesilvano (al quarto posto con Rimini), Rovigo, Carrara, Teramo, Comacchio (FE), Fiorenzuola d’Arda (PC) e Arzignano (VI).
L’appello di Greenpeace Italia:
“Greenpeace Italia chiede al governo Meloni, ai ministri competenti e al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità, tutelando la collettività e garantendo a ogni abitante del Paese un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.
Nessuno deve essere lasciato indietro o sacrificato alla contaminazione da PFAS.
Tutta la popolazione italiana deve essere protetta e tutelataDiventa quindi non più rinviabile:
• varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia;
• rivedere al ribasso i valori limite sulla presenza di PFAS nelle acque potabili, allineando tali riferimenti normativi alle più recenti evidenze scientifiche;
• garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di PFAS;
• fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni
matrice (acqua, aria, suoli), oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi;
• supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale
che faccia a meno dei PFAS”.