Pineto, presentato il libro “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone”

Simbolo della lotta alla mafia, insieme a Paolo Borsellino, della morte di Giovanni Falcone si è detto e scritto molto, ma non delle persecuzioni che subì in vita non solo da parte di Cosa Nostra ma anche da colleghi magistrati, una certa parte di giornalisti e politici di diverse fazioni

Ad accendere i riflettori su questo aspetto molto delicato, di cui si sa poco perché poco è stato detto, è l’Onorevole Claudio Martelli nel suo libro “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone” che è stato presentato a Pineto nella caratteristica location di Villa Filiani. Presente all’evento anche il giornalista e saggista Roberto Zarriello che insieme all’autore ha voluto affrontare alcuni aneddoti narrati nel libro.

“Giovanni Falcone – si legge nella scheda di presentazione del libro – era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. Insieme, abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata. Pur tra tante affinità, la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia perché solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati, dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni. Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino: ‘La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci’. Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato, sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione.”

 

Fabio Lussoso: