Pista ciclabile a Fontanelle: Il 29 gennaio la decisione del Tar, ma intanto la Vamar e la Soget, le due aziende che rischiano la chiusura per via dell’esproprio, tornano a far sentire la loro voce.
In una nota congiunta ribadiscono in 6 punti le ragioni per cui un eventuale esproprio delle aree nelle quali insistono le aziende, ma sulle quali dovrebbe passare la pista ciclabile che parte da Via Aldo Moro a Pescara e raggiunge il territorio comunale di Sambuceto, significherebbe la morte di due importanti attività con il concreto rischio di perdita del lavoro da parte di una cinquantina di dipendenti. Questi i sei punti:
“1) Qui c’e’ in gioco la vita di due “AZIENDE SANE” con oltre trent’anni di attività l’ Officina meccanica VA.M.A.R Srl e la Soget Srl autotrasporti
Aziende che non pesano sulla comunità ma, vivono del loro lavoro.
Queste aziende permettono a oltre 50 famiglie di vivere dignitosamente la propria vita.
2) Non siamo assolutamente contrari alla pista ciclabile o alle opere in genere, ma siamo convinti che le opere debbano convivere con quello che hanno attorno e non distruggerlo. Vogliamo il riconoscimento dello stato dei luoghi cosa che il nuovo piano particolareggiato di Fontanelle approvato in consiglio comunale il 03 agosto 2015 non ha riconosciuto anzi dove è stato cementificato è diventata zona verde (con tutti i rifiuti da smaltire per abbattere le opere esistenti compreso un’ impianto di erogazione del carburante) e dov’era il verde ora si può cementificare per questi motivi abbiamo presentato due ricorsi al T.A.R. di Pescara uno contro gli ingiusti espropri e l’altro contro il piano particolareggiato che così com’è annienta le ns. attività produttive, a tal riguargo il T.A.R. si dovrebbe pronunciare nell’udienza fissata per il 29 gennaio 2016.
3) A ns. avviso la pista ciclabile potrebbe essere spostata con la modifica del progetto in corso d’opera e non richiederebbe molto tempo solo un passaggio in consiglio comunale. Al contrario le due aziende non possono essere spostate dall’oggi al domani per via delle infrastrutture che hanno di cui si servono per svolgere le proprie attività.
Spostare la pista ciclabile di qualche metro, riposizionandola nel percorso originario sul vecchio Corridoio Verde, su terreni agricoli, non comporterebbe nessun stravolgimento al progetto e costerebbe pochissimo, invece il Comune di Pescara si vedrebbe costretto ad indennizzare le aziende destinate alla chiusura per l’enorme danno causatele.
4) Non spostare la pista vuol dire aver sancito la morte inevitabile di 2 aziende.
5) L’aver accettato, da parte di tutte le forze politiche, e non da ultimo il Presidente Luciano D’Alfonso che , pubblicamente ha ammesso la necessità di risolvere la “svista” effettuando le opportune modifiche al progetto , ci fa ben sperare.
6) Dal ns. canto non rimarremo inermi difronte ad una tale situazione per cui faremo tutto il possibile per combattere questa che riteniamo un’ingiustizia sociale sensibilizzando l’opinione pubblica e se necessario ricorrere all’intermediazione del Prefetto di Pescara prima di “Alzare i toni della ns. Protesta….”