Processo per ampliamento cimitero Francavilla, reato prescritto

Il Tribunale di Chieti ha dichiarato estinto per intervenuta prescrizione il reato di turbata libertà degli incanti nel processo per la gara per l’ampliamento del cimitero comunale di Francavilla al Mare

I fatti risalgono al 2013. Per i reati di associazione a delinquere e falso ideologico lo stesso tribunale ha pronunciato sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.

Gli imputati erano sette, uno dei quali nel frattempo è deceduto, nei cui confronti il reato è stato dichiarato estinto.
Sotto processo sono finiti Antonio Sorgi, all’epoca dei fatti direttore regionale della direzione affari della presidenza, politiche legislative e comunitarie, parchi, territorio della Regione Abruzzo, nonché amministratore di fatto della società L.T. Progetti srl, legalmente rappresentata dalla
moglie; Giovanni Vaccarini, direttore tecnico e titolare con quote di proprietà della società Sincretica srl; Antonio Di Ferdinando, direttore tecnico della società Di Ferdinando Michele Costruzioni Generali srl operante nel Consorzio ‘Finanza e Progetti’; Roberto Olivieri, dirigente del
settore attività produttive del Comune di Francavilla e presidente della commissione di gara; Antonio Forese, all’epoca dirigente della Provincia di Pescara e del settore risorse finanziarie del Comune di Francavilla in posizione di comando; Graziano Cialfi, all’epoca responsabile di posizione
organizzativa del servizio urbanistica ed edilizia del Comune di Francavilla e componente della commissione di gara; Antonio Giordano, funzionario architetto del Comune di Francavilla e
segretario della commissione, nel frattempo deceduto.

Secondo l’accusa l’andamento della gara fu turbato facendo in modo che si arrivasse alla decisione definitiva di aggiudicarla al Consorzio. Il pm Giuseppe Falasca aveva chiesto la prescrizione per la turbativa, contestata a tutti gli imputati, l’assoluzione per associazione a delinquere contestata a Sorgi, Giordano, Vaccarini e Di Ferdinando, e la condanna a tre anni per gli imputati di falso ideologico ovvero Olivieri, Cialfi, e Forese.