“Una catastrofe naturale che nessuno poteva prevedere e l’isolamento dell’Hotel va trattato come un episodio neutro che nulla ha a che fare con le scosse di terremoto e la successiva valanga”. Anche nel corso delle contro repliche, alcuni degli avvocati difensori dei principali imputati al Processo per la tragedia dell’Hotel Rigopiano hanno puntato sull’elemento di imprevedibilità dell’evento dannoso che ha portato alla distruzione del Resort, ma soprattutto alla tragica morte di 29 persone
Non si può contestare agli imputati, è stato precisato davanti al Giudice Gianluca Sarandrea, di aver lasciato in uno stato di isolamento i dipendenti e gli ospiti dell’Hotel, come se questo possa rappresentare una colpa, sapendo che cosa sarebbe avvenuto di li a poche ore. Secondo le difese senza le scosse e la successiva valanga non si sarebbe determinata la rottura di quiete delle persone presenti nell’Hotel e l’isolamento è un fattore che non può essere collegato ai reati contestati.
Di tutt’altro avviso, ovviamente, la Pubblica Accusa che nella giornata di ieri aveva puntato il dito sul mancato senso di responsabilità e sul dovere che ogni buon amministratore, specie in territori così delicati, ha di prevedere ogni minima forma di rischio per la sicurezza dei cittadini. In questo s’incarna la lunga serie di gravi omissioni poste in essere nelle condotte definite superficiali ed approssimative di quei giorni, così come ci si è dati da fare per liberare la strada nei giorni precedenti per far salire nuovi ospiti ed assicurare lavoro e guadagni all’Hotel, così si doveva fare per consentire, dopo l’abbondante nevicata nella notte tra il 17 ed il 18 gennaio, alle persone di tornare a casa. Su questo sottile equilibrio dovrà muoversi il giudice Gialunca Sarandrea che giovedì prossimo, dopo un’altra breve contro replica prevista per la mattina, si ritirerà in camera di consiglio per prendere le sue decisioni ed annunciare il dispositivo di sentenza che dovrebbe giungere nel tardo pomeriggio.