Processo Rigopiano, l’accusa in Appello: “I responsabili non restino impuniti”

Tra i compiti delle Istituzioni quelli di garantire la sicurezza dei propri cittadini a Rigopiano questo non è avvenuto ed i responsabili non possono restare impuniti. Questo uno dei passaggi chiave dell’accusa nel processo di secondo grado in Appello a L’Aquila.

 

Una precisa e ben definita catena di responsabilità con il concorso di colpose omissioni da parte di più enti. Se anche uno di questi, Comune di Farindola e Regione nella fase di previsione e prevenzione dei rischi connessi al territorio; la Provincia di Pescara e la Prefettura nella fase di gestione dell’emergenza di quei drammatici giorni del gennaio del 2017, avessero correttamente adempiuto ai doveri connessi al ruolo istituzionale, il disastro, le morti e le lesioni conseguenti non si sarebbero verificati perché o l’Hotel non sarebbe  stato edificato; o l’Hotel, benché edificato, non sarebbe stato in funzione a seguito di specifica ordinanza di sgombero; oppure l’Hotel, rimasto operativo, nonostante l’emergenza neve, sarebbe stato servito da una strada percorribile, la Provinciale 8, unica via di fuga dalla struttura.

Questo il passaggio chiave della relazione del Sostituto Procuratore di Pescara, applicato per l’occasione alla Corte d’Appello dell’Aquila, Annamaria Benigni, ieri, nella prima udienza del Processo di Secondo Grado a carico dei 30 imputati per la morte di 29 persone sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga. In circa due ore di relazione, la Benigni ed il suo collega Massimo Papalia, hanno ribadito e circostanziato l’impianto accusatorio illustrando le 300 pagine di ricorso in Appello avverso alla sentenza di assoluzione per 25 dei 30 imputati, emessa dal Gup Sarandrea in primo grado lo scorso 23 febbraio.

Compito dei massimi rappresentanti delle Istituzioni è quello di vigilare sulla sicurezza dei cittadini e questo impone una visione alta che deve tener conto anche dell’imponderabilità e poco conta se la valanga sia stata spontanea o sismo-indotta – non è la causa dell’evento a dover essere oggetto di previsione, ma il suo accadimento – così hanno dichiarato i Sostituti Procuratori Benigni e Papalia, ribadendo la richiesta di condanna già fatta in primo grado per 27 dei 30 imputati.

Da qui a febbraio 2024 si attendono udienze molto calde al cospetto del presidente del collegio dei giudici Aldo Manfredi, da quella riservata alle Parti Civili di mercoledì prossimo, a quelle degli avvocati difensori, a partire dal 20 dicembre, ultima udienza prima della pausa per le festività natalizie, quando ci sarà l’arringa degli avvocati di Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, i dirigenti della Provincia, unici condannati, insieme al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, i cui legali hanno presentato istanza d’integrazione delle prove difensive, già rigettata dalla Procura.