Si torna in aula nell’ambito del processo sulla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga che provocò la morte di 29 persone. Dopo quindici rinvii, da oggi a venerdì tre udienze consecutive
Il Gup di Pescara Gianluca Sarandrea ha respinto la richiesta delle parti civili di acquisire agli atti del processo in corso sulla tragedia di
Rigopiano della sentenza della sesta sezione del tribunale civile di Milano che ha bocciato il ricorso di indennizzo intentato contro una compagnia assicurativa dalla società proprietaria dell’albergo che invocava, appunto, il nesso di causalità tra il sisma e la valanga in merito ad una polizza relativa ai soli danni da terremoto. La sentenza stabiliva che la valanga che il 18 gennaio del 2017 travolse l’hotel Rigopiano
provocando la morte di 29 persone non fu innescata dalle scosse di terremoto che quel giorno interessarono l’Abruzzo. Gli avvocati di parte civile Gabrielli e Guarini, che curano gli interessi degli eredi di Giorgia Di Biase, avevano chiesto al giudice di acquisire la perizia Ctu del processo milanese, nella quale si parla di un eventuale compattamento del manto nevoso a seguito delle scosse, ma che la valanga sarebbe poi
avvenuta senza nessuna connessione: per i periti milanesi infatti “è oggettivamente escluso un distacco provocato dal sisma simultaneo alle scosse”. I legali chiedevano che “il giudice tenesse conto di diverse opinioni scientifiche” Al centro la superperizia elaborata dagli esperti del Politecnico di Milano, relativa alle cause della tragedia e, in particolare, alla sussistenza o meno di un nesso di causalità tra le scosse di terremoto che si registrarono quel giorno e la valanga.
La valanga che ha colpito il resort di Rigopiano, secondo i periti nominati dal Tribunale di Pescara, ha una incidenza che in un arco di tempo che va dai 30 a i 300 anni si avvicina di più ai 30 anni, cioè può accadere di nuovo in un tempo più breve. Ciò alla luce degli studi compiuti
sul luogo, che hanno evidenziato come la valanga del 18 gennaio 2017, che ha oltrepassato a valle il resort di 400 metri, possa ripetersi quindi con più frequenza. Un evento atteso, insomma: altre valanghe avrebbero potuto raggiungere l’albergo, ma qui si è trattato di un evento
eccezionale tutt’altro che infrequente; è la conclusione del perito Claudio Di Persio, ossia che l’area del resort era a tutti gli effetti una zona rossa se non blu, grado di pericolosità superiore. Le valanghe hanno quindi un percorso ciclico. Quanto al peso delle scosse di terremoto, i periti hanno confermato quanto scritto nella perizia e cioè che un sisma a 100 km può avere degli effetti, così come su quella massa nevosa altri 10 cm di neve avrebbero potuto provocare il distacco. Al momento delle scosse del 18 gennaio l’epicentro era a 50 km mentre quei 10 cm
di neve in più si sono accumulati nelle ore successive e non in concomitanza con le scosse. Da ciò quindi la cautela dei periti nel collegare i due eventi, senza però poterli escludere del tutto.
Aula udienza strapiena al tribunale di Pescara al cospetto del Gup Gianluca Sarandrea per la prima delle tre udienze consecutive. Sono 30 gli imputati, 29 persone fisiche e una società, per reati che a vario titolo vanno disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d’ufficio e falso ideologico. Compatta anche la presenza del comitato dei familiari delle vittime e della Procura pescarese, con il Capo Giuseppe Bellelli a supportare il pm incaricato delle indagini Andrea Papalia. Dopo la lunga sospensione delle udienze a causa dello sciopero dei legali che protestano per la paventata chiusura del tribunale di Avezzano, e la precedente riunificazione in un unico procedimento del filone sul depistaggio con il processo madre, la speranza raccolta tra molti presenti è quella che il processo raggiunga la necessaria accelerazione per chiudere entro l’anno la fase dibattimentale.
“Ci siamo sentiti dire che ‘non sarebbe possibile escludere’ l’incidenza del terremoto sulla valanga, e così si può parlare di percentuali: questo discorso delle percentuali non ci è piaciuto affatto, perchè ci riporta alla sentenza choc dell’Aquila”. Lo ha detto a margine dell’udienza su Rigopiano Marcello Martella, padre di una delle 29 vittime della valanga del 18 gennaio 2017. “Ci siamo anche sentiti dire che la strada per Rigopiano sarebbe dovuta essere pulita, che la provincia avrebbe potuto chiamare l’Anas ecc., ma tutte queste cose le sappiamo già, c’è stata una catena di errori e ce lo confermano 4 esperti. Certo è che criteri e percentuali ci riportano all’Aquila e questo ci preoccupa”.
In aula prosegue l’ascolto dei consulenti del Politecnico di Milano Daniele Bocchiola, Giovanni Menduni, Claudio Di Prisco e Marco Di Prisco che hanno scritto una corposa perizia per i giudici di Pescara.