È ripreso stamane al Tribunale di Pescara il processo sulla tragedia di Rigopiano. Un’udienza caratterizzata dalle repliche della Pubblica accusa
“Dobbiamo decidere a quale modello di riferimento devono ispirarsi i nostri amministratori, se il parametro è quello del consenso elettorale e delle buone relazioni con gli imprenditori del territorio allora vanno assolti tutti in questo Processo. Ma se il modello di riferimento è quello della responsabilità, della sicurezza e del benessere di un’intera comunità avendo il dovere di prevedere ogni forma minima di rischio come per altro ricorda la nostra
Costituzione allora in nome di essa spero che venga espressa una sentenza esemplare”, è quanto affermato nella replica dal capo della procura di Pescara Giuseppe Bellelli durante l’udienza odierna al processo per la tragedia di Rigopiano, costata 29 morti a causa di un a valanga che travolse il resort il 18 gennaio 2017. Il procuratore capo di Pescara Giuseppe Bellelli ha voluto successivamente chiarire il senso del suo intervento specificando di non aver mai parlato in aula espressamente di “sentenza esemplare”, ma di aver chiarito che da un lato “Questo è stato un processo estremamente complesso”, dall’altro ha detto in aula che “Non siamo di fronte ad una sciagura divina, il punto nodale allora è qual è il nostro “agente modello” di riferimento, e qui dobbiamo fare una scelta, tra, ad esempio, un sindaco mafioso come Ciancimino o un sindaco Santo come La Pira, a quale modello di amministratore pubblico dobbiamo fare riferimento? Ad un pigro amministratore legato alla propria rendita di posizione, del proprio consenso elettorale, di appalti e concessioni, di contributi e finanziamenti europei, di una nicchia di clientele e favori, magari chi agisce evitando di dare fastidi? Se questo è l’agente modello possiamo assolvere tutti”. Bellelli nel suo intervento ha insistito un altro punto: e cioè che l’amministratore ‘modello’ deve avere come riferimento “la nostra Costituzione. Su questo si decide questo Processo, ma anche la credibilità della Giustizia, ed è questo che chiediamo al Giudice. Calamandrei disse che la funzione dei Giudici non è quella di difendere una legalità decrepita, ma di creare gradualmente la nuova legalità promossa dalla Costituzione, perché le leggi non siano formule vuote, devono scaturire dalla coscienza dei cittadini, devono essere sentite come nostre. Non stiamo facendo propaganda, diffusione di opinioni personali, dobbiamo fare una scelta di un “agente modello” voluto dalla Costituzione quando parla di disciplina ed onore nel ricoprire incarichi pubblici per i diritti inviolabili dell’uomo. L’Articolo 41 comma 2 della Costituzione, più specificatamente, dice che un’attività economica non può svolgersi in contrasto con l’attività sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà umana. Vogliamo che in quest’aula venga affermato un parametro di riferimento di questo tipo”. “La Repubblica siamo tutti noi, chiediamo una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di amministratore pubblico che aveva il dovere di prevedere la valanga ed evitare la tragedia, se diremo che non si poteva prevedere e che nessuno è colpevole, ci saremmo assolti un po’ tutti ma saremmo tutti coinvolti in questa tragedia”, ha chiarito Bellelli.
Mentre il pm Andrea Papalia ha voluto fare delle precisazioni in merito alla parte relativa al depistaggio, mentre la Pm Benigni si è concentrata sulle responsabilità del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta accusandolo di essersi più preoccupato degli allevatori di pecore che degli ospiti del resort. L’udienza dovrebbe proseguire anche domani. La sentenza è prevista tra una settimana.
La Benigni ha ribadito l’aspetto della sottovalutazione del rischio ed il mancato intervento, in particolare da parte della Provincia, sulla strada che portava all’Hotel. Un’omissione grave, secondo la Benigni, così come quella del sindaco Lacchetta che si è molto dato da fare, nei giorni precedenti, per trovare il modo di far arrivare all’Hotel altri ospiti e si è completamente dimenticato di provvedere ad un immediato sgombero, tanto da segnalare alla Provincia, tra le priorità, un intervento urgente in un’azienda agricola per salvare 600 pecore, piuttosto che preoccuparsi delle persone intrappolate nell’hotel. Domani altra udienza, presumibilmente anche dopo domani, mentre la sentenza è prevista per mercoledì prossimo.