Presente anche il Procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho, stamane, a Piazza Salotto a Pescara, ospite del Premio Borsellino, in occasione dell’esposizione della “Quarto Savona 15”
“Per combattere le mafie e’ necessario innanzitutto avere memoria per far comprendere quanto sia importante affrontare giorno per giorno il proprio ruolo, non soltanto da parte ci coloro che hanno come obbligo quello di contrastare le mafie, ma anche il cittadino a cominciare dalla scuola”.
Lo ha detto a Pescara il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, a margine della cerimonia relativa all’ esposizione della Quarto Savona 15, nome in codice dell’auto della scorta del giudice Giovanni Falcone distrutta dall’esplosione di Capaci, il 23 maggio del ’92.
“Abbiamo tanti studenti che – ha aggiunto – stanno percorrendo strada di grande formazione culturale e la rivoluzione culturale e’ quella cui si sono sempre riferiti quelli che hanno dato la vita per la nostra democrazia. Le mafie sono forti proprio perche’ via via si sono infiltrate nell’economia, via via hanno trovato dei riferimenti nella politica. E’ la politica che innanzitutto deve selezionare le proprie partecipazioni. Io credo che le elezioni – ha proseguito De Raho – costituiscono un banco di prova importante anche per le formazioni politiche, laddove la prima pulizia e’ quella che bisogna fare all’interno. Non e’ sufficiente rimettersi alle leggi laddove si prevede che coloro che sono stati condannati o hanno procedimenti penali per alcuni reati non possano essere eletti. Forse bisogna andare oltre: evitare che nelle liste vengano inseriti soggetti sospettati di contiguita’ o addirittura di partecipazioni alle mafie. Questo – ha aggiunto – darebbe grande forza anche al cittadino che probabilmente si sentirebbe protetto molto piu’ con una politica che fa pulizia al proprio interno prima di farla fuori da essa”. Un commento sul caso Siri? “Credo – ha risposto De Raho – che si fa proprio attraverso quello che ho detto: una selezione che si fa prima ancora. La politica conosce molto prima della magistratura, della polizia giudiziaria e del cittadino qual e’ la condizione di ciascun soggetto. Proprio per questo poco fa ho detto che e’ la politica che deve innanzitutto individuare soggetti credibili, affidabili, trasparenti. La trasparenza e la politica credo che e’ lo strumento unico attraverso il quale si combattono le mafie, poi viene tutto il resto”.
“Porta alla mente ricordi di ragazzi che hanno fatto il loro dovere con coraggio e determinazione, pur sapendo i rischi che correvano, e oggi non ci sono piu’. Tina Montinaro continua a far girare questa macchina per trasmettere l’idea della legalita’ alle giovani generazioni. Questo e’ il vero valore. Gli uomini passano ci ha insegnato Falcone, le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini”.
Lo ha detto a Pescara Luigi Savina, ex vice capo della Polizia, ed ora direttore generale di Pubblica Sicurezza, a margine della cerimonia relativa all’ esposizione della Quarto Savona 15, nome in codice dell’auto della scorta del giudice Giovanni Falcone distrutta dall’esplosione di Capaci, il 23 maggio del ’92. “Si e’ ormai presa consapevolezza della presenza delle mafie in tutti i territori. I mafiosi sono dappertutto”. Sull’importanza della memoria punta l’indice anche l’ex vice presidente del Csm Giovanni Legnini che stamane ha consegnato nelle mani del vice capo della Polizia Luigi Savina l’incarico di presidente del Premio Borsellino:
“Sulla conoscenza e la memoria – ha detto Legnini – si basa la cultura della lotta alla mafia, anche per questo, quando ricoprivo il ruolo di vice presidente del Csm, ho voluto fa desecretare gli atti relativi alle indagini della strage di Capaci proprio per fornire i giusti strumenti di conoscenza soprattutto alle nuove generazioni.”
Un momento di toccante condivisione anche con gli studenti, fortemente voluto, tra gli altri, dal Questore di Pescara Francesco Misiti che ha vissuto sulla propria pelle gli anni tragici della lotta alla mafia all’indomani della strage di Capaci:
“Io credo che le lenzuola bianche esposte dai palermitani all’indomani dell’uccisione di Dalla Chiesa o l’esultanza collettiva nei confronti degli agenti subito dopo l’arresto di Giovanni Brusca siano stati due episodi che hanno segnato il cambio di passo fondamentale e la ribellione unanime dei siciliani contro ogni forma di mafia.”