E’ attesa per mercoledì la decisione del tribunale del Riesame dell’Aquila in merito alle istanze presentate da quattro dei sei indagati nell’inchiesta sui puntellamenti. Ipotizzato un giro da 500 milioni.
L’inchiesta della procura distrettuale antimafia dell’Aquila riguarda presunte tangenti negli appalti ad affidamento diretto dei puntellamenti per la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati dopo il terremoto del 2009, un business da 500 milioni di euro. In attesa della decisione, dopo l’udienza di ieri, sono tre indagati ai domiciliari – l’ex consigliere comunale di centrodestra Pierluigi Tancredi, gli imprenditori Maurizio e Andrea Polisini – e una quarta persona, l’intermediario Nicola Santoro, attualmente sotto obbligo di dimora e di firma. Non hanno presentato istanze gli altri due imprenditori coinvolti, Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini, della impresa Dipe, entrambi agli arresti domiciliari. Negli interventi dei legali e nelle memorie presentate, i quattro hanno respinto le accuse. L’avvocato Maurizio Dionisio, che insieme al collega Antonio Milo difende Tancredi, ha dichiarato all’Ansa:
“Per la prima volta il teorema accusatorio della Procura distrettuale che è stato confermato anche dal gip, ha mostrato di essere un castello di carte che, tolta la prima, implode su se stesso, insomma emergono i primi scricchiolii”.
Il legale ha aggiunto che esisterebbero errori marchiani nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche. Nei giorni scorsi il gip Giuseppe Romano Gargarella aveva rigettato le istanze di attenuazione delle misure.