La Rc solution, piccola azienda metalmeccanica con sede anche a L’Aquila, licenzia dieci lavoratrici, su tredici dipendenti in totale. Appello di Cgil e Cisl
A giorni dovrebbe tenersi un incontro sindacale, ma intanto la Cgil e la Cisl hanno sollecitato l’intervento di ispettorato e politica.
La Rc srl è una piccola azienda metalmeccanica che nello stabilimento dell’Aquila (situato all’interno del Tecnopolo d’Abruzzo) produce cavi, connettori, componentistica elettronica. L’azienda occupa 13 persone, delle quali 10 sono donne. Tra i suoi clienti figurano anche aziende a controllo statale.
Nel 2018 era avvenuta la collocazione “spontanea” in part-time di tutte le dipendenti donne chiamate a “dare una mano” all’azienda in difficoltà, con evidente danno a loro carico sia retributivo che contributivo, e anche con impatto sugli importi di cassa integrazione e Naspi, in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali.
Il 7 settembre 2023 l’azienda comunica a OO.SS. e enti la chiusura dell’unità produttiva dell’Aquila con conseguente licenziamento di tutti i dipendenti, procedura poi ritirata a seguito dell’esame congiunto in sede sindacale.
Il 22 settembre 2023 l’azienda richiede l’intervento della Cassa Integrazione Ordinaria per tutti i dipendenti a partire dal 2 ottobre e fino a fine anno, ma nonostante l’impegno sottoscritto dall’azienda ad anticipare l’integrazione salariale, a oggi mancano all’appello parte dell’integrazione di ottobre, tutta quella di novembre e anche lo stipendio intero del mese di settembre.
Il 15 dicembre 2023 l’azienda comunica alle organizzazioni sindacali il licenziamento collettivo per 10 lavoratrici. Come previsto dalla procedura in materia, nei prossimi giorni avrà luogo l’esame congiunto in sede sindacale.
Nel frattempo, oltre a valutare con le lavoratrici e i lavoratori azioni da mettere in campo, i sindacati interesseremo immediatamente sia l’Ispettorato Territoriale del Lavoro, in merito all’apertura della procedura di licenziamento collettivo, mentre è in corso una Cassa Integrazione Ordinaria, peraltro non ancora autorizzata dall’INPS, sia il Comune dell’Aquila e la Regione Abruzzo nelle sue varie articolazioni (Assessore al Lavoro e Consigliera di Parità).
“Come OO.SS. crediamo che le Istituzioni abbiano da interrogarsi profondamente se un’impresa presente sul nostro territorio da oltre 10 anni, fornitrice anche di aziende controllate dallo Stato e per di più con il 79% di manodopera femminile, anziché crescere e svilupparsi decide di mandare a casa quasi tutti i dipendenti e chissà con quali prospettive per le 3 persone che resteranno”.