«Nessun risentimento, ma solo tanta delusione e la presa di coscienza di non essere più desiderati in un partito che evidentemente non tollera il dissenso»: per i consiglieri regionali Simone Angelosante, Antonio Di Gianvittorio e Manuele Marcovecchio è il giorno dei chiarimenti, dopo le travagliate vicende che hanno portato prima all’espulsione “artificiosa” di Marcovecchio e poi alla conseguente autosospensione da un partito che nega il dialogo, dopo quella che per Angelosante è stata una prova di forza muscolare.
Così i fuoriusciti dalla Lega entrano nel gruppo misto in Regione con “Valore Abruzzo” come componente di maggioranza, capitanato dallo stesso Angelosante che in conferenza stampa ripercorre e chiarisce le ragioni di uno strappo ormai non più ricucibile.
«Il nostro era un documento che assolutamente non doveva essere reso pubblico: era una nota in cui scrivevamo al nostro segretario nazionale Matteo Salvini chiedendo un incontro interno alla Lega a per valutare i risultati delle ultime votazioni che non sono state sicuramente favorevoli alla Lega, e per vedere come strutturare il partito sul territorio. Non avevamo nessuna intenzione di vederlo pubblico e non lo abbiamo fatto. Ed è chiaro che l’incontro con Salvini prevedeva anche un incontro con il coordinatore D’Eramo.
Io rispetto e voglio bene umanamente sia ad Antonietta La Porta che all’amico Fabrizio Montepara; capisco la loro posizione perché oggettivamente, essendo consiglieri regionali surrogati, sono diciamo più alla mercè di alcuni di giochi o pressioni politiche.
Tutto questo non è per fare polemica, ma è un dato di fatto, perché se cinque consiglieri regionali del gruppo regionale della Lega in Regione Abruzzo chiedono un incontro al nazionale anche con la presenza ovviamente del coordinatore regionale D’Eramo per migliorare l’azione politica del partito sia a livello regionale che territoriale io non ci vedo nulla di strano. Se però questo non viene concesso ma c’è un fuoco di sbarramento con la pubblicazione del documento, allora c’è dell’altro.Faccio presente che voi (giornalisti, dr.) non avete sentito le nostre parole fino ad oggi; non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione perché il documento era e doveva essere interno perché noi conosciamo la disciplina di partito e sappiamo benissimo che le diatribe e i problemi vanno risolti all’interno del partito.
Invece azioni come l’espulsione del consigliere Marcovecchio le pressioni fatte su Montepara e La Porta significano che non c’è nessuna volontà di dialogo e a distanza di 15 giorni la nostra dignità vuole che noi ne prendiamo atto.»
Per i tre fuoriusciti, da oggi nel Gruppo misto in Regione con la Scoccia e Cipolletti, nessun incarico e nessun assessorato da rivendicare, ma solo l’interesse degli abruzzesi in un momento politico particolarmente delicato.
«Non siamo etichettabili, né manovrati da nessuno», chiarisce il capogruppo di Valore Abruzzo Angelosante, che rivendica con orgoglio l’impegno primordiale per la costituzione del gruppo della Lega in Abruzzo.
«Io ho fondato la Lega in Abruzzo nel 2015, quando fondare la Lega non era una passeggiata in Abruzzo. Mi ricordo ancora gli sberleffi e vi dico che nel 2015 ho dovuto faticare non poco per portare l’onorevole Luigi D’Eramo all’interno della Lega e su questo mi è testimone la mia coscienza e la coscienza di tutti.
Non rivendichiamo assessorati e ruoli. Noi siamo qui per continuare a svolgere il nostro lavoro, secondo il mandato che c’è stato dato dagli elettori. Sappiamo benissimo che abbiamo i numeri per richiedere assessorati e posizioni, ma non è certamente questo il momento perché l’Abruzzo oggi deve pensare a contrastare la quarta ondata di Covid – a proposito auguro un forte in bocca al lupo all’amica e assessore Nicoletta Verì – e affrontare il tema della ricostruzione con il Pnrr, perciò non possiamo permetterci il lusso di una crisi politica in questo momento che metterebbe in difficoltà la Regione. Non lo faremo mai. Non voglio fare proselitismi, ma è certo che in giro c’è un grosso malcontento.»