E’ polemica sui tre permessi di ricerca petrolifera nel Mar Ionio concessi dal Governo. I No Triv accusano l’esecutivo di smentire se stesso, visto che i 5 stelle si dichiarano contrari a nuove estrazioni di idrocarburi. Il ministro Di Maio, su Facebook, definisce la concessione “eredità del vecchio Governo”.
Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, dopo le dichiarazioni sull’argomento rilasciate durante la sua visita in Abruzzo, ha pubblicato alcuni post su Facebook:
“Ho scelto il Ministero dello Sviluppo economico anche perché sapevo che da queste parti passano le autorizzazioni a trivellare il nostro territorio e i nostri mari. In questi otto mesi abbiamo già fermato tante nuove richieste e presto avrete un piano clima ed energia in Italia che proietterà l’Italia verso il 100% di energie rinnovabili. Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia. Queste “ricerche di idrocarburi” (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal Ministero dell’Ambiente del Ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Quando il Pd ha dato l’ignobile parere favorevole un anno e mezzo fa, nessun giornale aveva messo la notizia in prima pagina. Ora che il Mise ha semplicemente ratificato quello che il Pd aveva deciso, è diventata una notizia. Inoltre sono contento che il Ministro dell’Ambiente Costa, appena si è insediato, abbia deciso di sciogliere quella commissione che aveva dato l’ok a questa porcata”.
Di Maio arriva ad auspicare l’impugnazione delle nuove autorizzazioni, già annunciata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano:
“Ho letto che il Governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Sono contento, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma. Ma non sarà “un ricorso contro Di Maio”, bensì sarà un ricorso di un governatore del Pd contro un’autorizzazione rilasciata dal Pd… Presto (ci stiamo lavorando da 8 mesi e ci siamo quasi) porteremo in parlamento una norma che dichiara l’Air gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra. Fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivellazioni volute dal Pd, ovviamente senza infrangere la legge. Non mi risparmierò”.
Sulla stessa linea si era giù espresso, sempre su Fb, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa:
“Non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione. Voglio che sia chiaro. I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”. Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise. Siamo per un’economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto. Anche per questo incontrerò personalmente i comitati No Triv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni”.
Ma è ancora dalla piazza virtuale di Facebook che arriva la pronta replica del Movimento No Triv. Scrive Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale e co-fondatore del Coordinamento Nazionale No Triv:
“Non so chi in questa vicenda stia diventando più imbarazzante. Dice Di Maio: 1) in questi otto mesi abbiamo fermato tante nuove richieste;
2) oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel Mar Ionio. È una bugia. Le trivelle dello Ionio sono state autorizzate dal governo precedente e in particolar modo da Galletti; 3) a dicembre un funzionario ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non potevamo fare altrimenti; 4) ho letto che il governatore della Puglia Emiliano farà ricorso contro queste autorizzazioni. Sono contento, non aspetto altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare; 5) presto interverremo con una norma che metterà fuori legge la ricerca con l’airgun; fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivelle.
Vediamo:
1) Di Maio dice che in questi otto mesi hanno bloccato tutte le nuove richieste. Dai Bollettini ufficiali degli idrocarburi pubblicati in questi otto mesi non c’è un solo atto di rigetto delle richieste: quando si rigettano le richieste deve esserne data pubblicazione. In questi otto mesi il ministero non si è espresso su niente. Andare a leggere per verificare; 2) Di Maio dice che il governo ha bloccato tutto e allo stesso tempo dice che non è stato possibile bloccare i tre permessi appena rilasciati perché altrimenti si sarebbe commesso reato. Domanda: e allora le altre richieste come avete fatto a bloccarle senza commettere reato? Mettiamoci d’accordo. 3) Di Maio dice che lui non ha autorizzato niente, ma che un funzionario ha solo ratificato quello che aveva già deciso il precedente governo. Non è così. I tre permessi (più la concessione e la proroga della concessione) sono stati firmati dal suo ministero. Non dal funzionario, ma dal dirigente competente. 4) e qui arriviamo al punto: Di Maio gioca con un equivoco, che finisce per confondere chi legge: un conto è il piano politico, altro quello amministrativo. Che sono diversi. Politicamente è compito del governo o del parlamento adottare un atto normativo per bloccare i procedimenti; amministrativamente è compito del dirigente competente firmare i permessi e le autorizzazioni. Quindi, delle due l’una: se questo governo non ha responsabilità politiche perché la firma su quei permessi ce l’ha messa un dirigente, allora neppure il governo precedente ha alcuna responsabilità politica per aver avviato i procedimenti come prevede la legge quando arriva una richiesta. Se invece si sostiene che il governo precedente sia politicamente responsabile per aver consentito l’avvio dei procedimenti allora lo è altrettanto il governo in carica per aver consentito che venissero firmati a dicembre i tre permessi per cercare idrocarburi nello Ionio; 5) Di Maio è contento che Emiliano faccia ricorso al tar e che il tar bocci quei permessi: in sintesi che il tar bocci i permessi rilasciati dal suo ministero; in altre parole, che il tar finisca per fare ciò che il governo di cui fa parte Di Maio in otto mesi non è stato in condizione di fare: assumersi la responsabilità politica di una decisione legislativa sulle trivelle….
Davide Crippa, sottosegretario del ministero dello sviluppo economico, taccia di “malafede” chi ha diffuso e criticato la notizia del rilascio dei nuovi permessi per cercare gas e petrolio in mare e della nuova concessione per estrarre su terraferma con l’argomento che questo Governo non avrebbe potuto fare diversamente, avendo ereditato dal passato i procedimenti finalizzati al rilascio dei titoli: in altre parole, questo Governo avrebbe avuto le mani legate. Per chi vuole saperne di più, sulla pagina Facebook del Coordinamento nazionale no Triv è stata pubblicata una replica puntuale alle dichiarazioni del sottosegretario. Per quanto mi riguarda, mi limito ad osservare: quando il M5S attaccava i Governi precedenti si guardava bene dal dire che quei Governi avessero le mani legate: anche allora le concessioni e i permessi venivano rilasciati a seguito di procedimenti avviati dieci o dodici anni prima. Non mi pare si andasse molto per il sottile. Non vedo perché dovremmo iniziare ora.
Il ministro Costa ha invitato presso il suo ministero comitati e associazioni per discutere di questi problemi. Ci sarà anche il Mise. Dopo le dichiarazioni di Crippa si è rafforzata in me la decisione di non partecipare alla riunione perché trovo che quelle dichiarazioni – rilasciate, forse, per tranquillizzare il proprio elettorato – offendano l’intelligenza di coloro che alla causa no Triv hanno dedicato per molti anni il proprio impegno civile”.