Era uno dei 309 angeli finiti sotto le macerie all’Aquila la notte del 6 aprile 2009. Giuseppe Chiavaroli all’epoca aveva 24 anni ed era un calciatore nel pieno della sua attività. Nella tragica notte del capoluogo era accanto alla fidanzata, aquilana, per un fine settimana senza partite in cui voleva stare accanto alla sua Francesca, spaventata dalle continue scosse che agitavano il sonno di tanti, forse di tutti, nella città ormai da giorni.
Giuseppe e Francesca non ce l’hanno fatta, ma sono ancora presenti e vivi nella memoria e nel cuori di tutti. A Loreto, all’Aquila, e in tutte le città in cui il centrocampista aveva fatto parlare bene di sè, per le prestazioni ma anche per la simpatia e l’educazione verso tutti. Chiavaroli – classe 1985 – ha giocato da piccolo con il Penne, poi con la Renato Curi, prima di passare al settore giovanile della Fiorentina, categoria Allievi.
Da lì il ritorno a Loreto, in Eccellenza, con la squadra allenata da Piero Di Pietro (anche lui scomparso, una delle vittime della tragedia di Rigopiano). Una super annata da fuoriquota e poi il passaggio al Celano, serie D. La carriera è proseguita poi a Pineto e con la Spal Lanciano, prima di interrompersi quel 6 aprile, quando la furia del terremoto ha deciso di portarselo via.
Oggi pomeriggio, in occasione del 15° anniversario del sisma, e della gara di Promozione tra Lauretum e Rosetana, lo stadio “Acciavatti” gli ha tributato un lungo strisione e commoventi cori. Al papà, Tommaso, la società di casa ha donato una maglia e un gagliardetto: a consegnarli Valerio Vianale, il capitano, che ha poi deposto un mazzo di fiori sotto lo striscione esposto dai tifosi. Grande commozione, lacrime e la sensazione che il dolore sia ancora troppo grande da sopportare per tutte le persone che hanno amato Giuseppe, Francesca e tutte le vittime del sisma del 2009.