La Cgil dell’Aquila analizza i dati degli Uffici Speciali per la ricostruzione del cratere 2009. Diminuiscono spesa e addetti, troppo lenta la ricostruzione pubblica.
Continua inesorabile il rallentamento delle attività ricostruttive del cratere sismico del 2009. Infatti, sulla base dei dati forniti dagli Uffici Speciali per la Ricostruzione e dalla Cassa Edile della provincia dell’Aquila, la Cgil riscontra un significativo rallentamento nella capacità di spesa e di conseguenza del numero degli addetti nei cantieri della ricostruzione. Infatti dagli 8.366 addetti relativi all’anno 2018 si è passati a 8.116 del 2019, con una perdita netta di 250 addetti in un solo anno. A ciò si lega conseguentemente una massa salari che passa da 75.568.815 milioni a 73.427.744 milioni di euro, con una perdita di 2.141.071 euro. Sul versante delle imprese inoltre siamo passati dalle 1290 attività impegnate nel 2018 alle 1193 del 2019, con una riduzione di soggetti imprenditoriali che operano nella attività ricostruttive di 97 unità.
Se prendiamo a riferimento la capacita di spesa relativa al solo Comune dell’Aquila, siamo passati da 724 pratiche istruite nel 2015 (con una spesa di 462 milioni) ai 633 pareri del 2016 (con una spesa pari a 300 milioni), alle 518 pratiche istruite nel 2017 (con un tiraggio di 303 milioni) alle 441 pratiche del 2018 (con un tiraggio di 308 milioni) per giungere alle 654 pratiche del 2019, con una capacita di spesa scesa a 283 milioni. Ciò vuol dire che nonostante l’attività istruttoria dell’USRA, che mantiene un andamento positivo, diminuisce la spesa complessiva per la ricostruzione, con la conseguente riduzione degli addetti. Inoltre tale andamento di riduzione della capacita di spesa interessa anche la ricostruzione dell’intero cratere sismico.
A ciò si aggiunga che il 71% degli addetti in edilizia risultano inquadrati come manovali, e che nella ricostruzione post-sisma 2009 il rapporto tra costo del lavoro e l’importo complessivo dei lavori finanziati per quell’intervento e pari al 13,2%, una percentuale troppo bassa secondo gli indici di congruità convenzionali della manodopera, laddove tale percentuale media dovrebbe attestarsi al 15%, com’è previsto oggi per il cratere sismico del Centro Italia. Ne consegue che in taluni casi si ravvede un sotto inquadramento del personale, e in altri l’utilizzo di manodopera non regolare, d’altra parte a confermare questo ultimo elemento sono i dati relativi alle ore lavorate pro-capite e l’alta percentuale di lavoratori che mediamente lavorano meno di 500 ore in un anno.
“Condizioni queste” -rileva la Cgil- “che generano un grave dumping contrattuale a scapito delle aziende sane che operano nel settore.
È evidente che le condizioni lavorative, di sicurezza e di rispetto delle norme contrattuali e di legge degli addetti impegnati nella ricostruzione necessitano di maggiori controlli e verifiche ispettive. Eppure dai dati registrati nel report annuale dell’Inps regionale risultano attivate nella nostra provincia circa 70 ispezioni, con la percentuale più alta di irregolarità riscontrate, dato certamente esiguo rispetto alle reali esigenze di controllo nei cantieri della ricostruzione e non solo. Un dato riconducibile all’esiguo numero di ispettori, in particolare per la provincia dell’Aquila. La ricostruzione dunque”, secondo il sindacato,”deve assumere un ruolo centrale anche per le amministrazioni, chiamate a verificarne la correttezza e la corrispondenza alle norme di legge e a quelle del contratto nazionale di lavoro, ed è per questa ragione che chiediamo un piano straordinario per incrementare il personale ispettivo nel nostro territorio. Così come non può essere sottovalutata la necessità di reintrodurre il DURC per congruità, onde consentire di verificare cantiere per cantiere l’indice di congruità per la manodopera, ovvero il numero di operai necessari nel cantiere in base all’importo dei lavori, uno strumento utile e necessario per contrastare il fenomeno del dumping contrattuale e del lavoro nero. Alla riduzione di spesa ed alla conseguente riduzione degli addetti bisognerà far fronte accelerando la ricostruzione pubblica, partendo dalla ricostruzione delle scuole, condizione che non può prescindere dal personale in forza nelle pubbliche amministrazioni, chiamato ad istruire le pratiche per tale attività. Pertanto è necessario da una parte stabilizzare i lavoratori che oramai da 10 anni sono impegnati per la ricostruzione, e dall’altra elaborare un piano strategico che veda nella ricostruzione la priorità per tutte le amministrazioni in termini di personale impegnato e semplificazione delle procedure”.