Ricostruzione, andamento lento. Macerie, ritardi e vuoti. Cantieri, allarme sicurezza, qualità del lavoro ed infiltrazioni criminali: Fillea e Legambiente presentano il 3^ Rapporto dell’Osservatorio Sisma.
Nelle aree terremotate del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 la veloce e diffusa ricostruzione, ad oggi, si è dimostrata un impegno drammaticamente disatteso segnato in questi quattro anni da ritardi e lungaggini burocratiche, e ora anche dalla pandemia. È necessario prenderne atto per poter programmare al meglio la politica e i piani per lo sviluppo dei comuni del centro Italia colpiti dal sisma del 2016: è questa l’amara sintesi che emerge dal Terzo Rapporto dell’Osservatorio Nazionale Sisma Fillea – Legambiente (www.osservatoriosisma.it) presentato questa mattina in diretta streaming, che è possibile rivedere integralmente sulle pagine Facebook di Fillea, Legambiente e AbruzzoWeb.
A parlar chiaro sono i dati raccolti nel report sulla ricostruzione – al 30 giugno sono poco più del 17% le richieste di Contributo per la Ricostruzione (RCR) rispetto i danni lievi e gravi sisma del patrimonio edile privato – sulla rimozione delle macerie – rimosse l’88% delle macerie pubbliche stimate inizialmente.
Molto critica anche la situazione dei cantieri, come spiega Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil “il lavoro è meno qualificato e pagato e poco sicuro. A ciò va aggiunto la questione del pericolo sempre più minaccioso delle infiltrazioni mafiose e le difficoltà legate all’esplosione della pandemia che ha avuto un forte impatto sulla ricostruzione delle aree terremotate, soprattutto nella fase del lockdown, quando come prescritto da diversi decreti emanati dal Governo, è arrivato il fermo di tutti i cantieri, ad eccezione di quelli per lavorazioni di particolare emergenza ed importanza. Dopo il lockdown la ripresa dei cantieri è stata lenta fino ad agosto con il prolungamento della Cig per Covid per circa il 30% delle maestranze impegnate. Dopo aver semplificato le procedure in capo a comuni e stazioni appaltanti e aver riconosciuto ai professionisti un ruolo di fatto autocertificatorio occorre rafforzare tutti gli strumenti preventivi (controllo reale sui Durc Congruità, settimanale di Cantiere semplificato da inviare alle Casse Edili, flussi di manodopera) e aumentare la capacità di controllo ed ispezioni sul territorio. Semplificazione non vuol dire per forza illegalità se tutti gli attori del processo fanno la loro parte. Su questo confidiamo sul ruolo istituzionale di Commissario e Forze dell’ordine.”
Sui ritardi della ricostruzione, Fillea e Legambiente non hanno dubbi: sono generati dall’assenza della necessaria analisi e la conseguente progettazione della ricostruzione e nelle continue proroghe e mancanza di termini certi per il finanziamento pubblico, confermando quanto sia necessaria in primis, come da anni chiediamo, una Legge Quadro sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio, la gestione delle emergenze e la ricostruzione.
“Nelle aree terremotate – dichiara Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – a quattro anni dal sisma i numeri del bilancio della ricostruzione sono più che sconfortanti, con ricadute pesanti sullo stato d’animo e sul futuro delle comunità colpite. Il lavoro avviato dal nuovo Commissario Giovanni Legnini, insediato a fine febbraio scorso, e il nuovo, e speriamo definitivo, quadro normativo stanno riaccendendo la speranza che possa finalmente esserci un cambio di passo. Il nostro auspicio è che prenda davvero avvio una ricostruzione sicura e di qualità, garantendo il coinvolgimento e la partecipazione delle comunità locali e delle associazioni impegnate per la rinascita di quelle aree. Vogliamo però ricordare che la ricostruzione fisica degli edifici e delle infrastrutture non basterà per contrastare lo spopolamento di questi territori, messi a dura prova dal sisma e dall’emergenza coronavirus. Per questo serve anche un forte impegno per rilanciare e rivitalizzare l’economia, puntando sullo sviluppo locale sostenibile e sull’innovazione sociale e digitale, valorizzando le grandi potenzialità e ricchezze dell’Appennino e mobilitando professionalità, partecipazione e impegno di tutti e dal basso. E che il tutto venga finalmente monitorato e reso trasparente, per il necessario controllo sociale”.