Dopo 13 anni all’Aquila soltanto due scuole sono state ricostruite. Le criticità del post sisma si sommano a quelle della pandemia perché studenti, insegnanti e dirigenti ancora vivono nei Musp che da provvisori a pieno titolo sono diventati definitivi.
Ma spesso senza palestre e laboratori, in cattive condizioni ormai, impossibilitati dagli spazi presenti anche ad adattarsi alle nuove regole di distanziamento e altro nonostante ci sia stato un grandissimo impegno degli istituti a fare quel poco che potevano e a reggere comunque l’urto in un momento difficilissimo.
In tutti questi anni comitati, genitori, si sono fatti sentire ma nulla è cambiato. Ora si scaricano a volte anche le responsabilità dei contagi su studenti, insegnanti e famiglie ma che cosa e’ stato fatto anche a livello nazionale per le scuole? Non si è intervenuti sul numero di alunni per classe, non ci sono impianti di areazione delle classi, tante incertezze sulla dotazione di mascherine, l’elenco è lungo. A fare il punto l’insegnante Silvia Frezza per il comitato Oltre il Musp che da anni si batte per la ricostruzione delle scuole. Altro punto toccato dalla Frezza quello della Dad che si è rivelata un fallimento. La scuola deve essere in presenza, troppo facile pensare alle chiusure senza risolvere i problemi.