Una sentenza destinata a fare Giurisprudenza quella emessa ieri dai giudici con l’ermellino in Cassazione a Roma per quel che riguarda il terzo grado di giudizio al processo per la tragedia all’Hotel Rigopiano del gennaio del 2017.
Secondo la Corte Suprema a scatenare il corto circuito di un intero sistema che avrebbe dovuto tutelare sulla sicurezza degli ospiti dell’Hotel e in particolare delle 29 vittime, è stato un vuoto normativo in capo alla Regione ed è lì che vanno concentrate tutte le responsabilità. La Carta Localizzazione Pericolo Valanghe, impolverata nei cassetti da oltre 25 anni. Se ci fosse stata avrebbe creato una sorta di effetto domino che avrebbe portato perfino alla mancata autorizzazione per la costruzione dell’Hotel o al massimo alla sua chiusura nel periodo invernale. Da qui la mitigazione su altre posizioni, in particolare l’ex sindaco di Farindola Lacchetta e il tecnico Enrico Colangeli e i due dirigenti provinciali Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio per i quali si dovrà celebrare un nuovo processo a Perugia, ma non sul capo d’imputazione più grave dell’omicidio colposo plurimo e lesioni e con la quasi certa prescrizione all’orizzonte. Escono definitivamente di scena anche le figure prefettizie, con la sola conferma di condanna a un anno e 8 mesi per l’ex Prefetto Provolo, per il quale decade l’accusa di omicidio colposo e depistaggio, e la riduzione della pena per Leonardo Bianco a un anno e due mesi. I nuovi, per così dire, protagonisti sono dunque i dirigenti e funzionari regionali rei di non aver dato seguito all’attivazione della Carta di Localizzazione pericolo valanghe: Pierluigi Caputi, Carlo Visca, Sabatino Belmaggio, Emidio Primavera, Vincenzo Antenucci e Carlo Giovani, dovranno rispondere di disastro colposo, con limite di prescrizione a 15 anni, in un nuovo processo che si terrà in Corte d’Appello a Perugia. Esultano le Parti Civili visto che la Cassazione, di fatto, cristallizza precise responsabilità, soddisfatti anche i parenti delle vittime che, insieme alla Procura di Pescara, avevano molto insistito sul reato di disastro e proprio al Pool di magistrati pescaresi Bellelli, Papalia, Benigni, il principale riconoscimento per il lavoro svolto da parte dei giudici di Corte Suprema, come sottolinea Wania Della Vigna, avvocato di parte civile intervenuta ieri sera nella puntata speciale de “I Fatti e le Opinioni” condotta da Carmine Perantuono.
“La Cassazione ha di fatto stravolto tutto quanto emerso nei precedenti gradi di giudizio – ha dichiarato la Della Vigna – mettendo in discussione la logica della doppia conforme, ovvero la conferma da parte della Corte d’Appello, della sentenza di primo grado sia per quel che riguarda le condanne, ma soprattutto le assoluzioni. A dimostrazione che l’ottimo lavoro svolto dalla Procura di Pescara coglieva delle responsabilità precise che i giudici di primae e secondae cure non hanno saputo valorizzare. Prescrizioni a parte, siamo fiduciosi, noi avvocati di Parte Cuvile, sull’andamento del processo che si terrà a Perugia.”
Il messaggio più importante, visto il dito puntato contro l’incapacità delle Istituzioni Pubbliche di attivare un sistema di controllo e di prevenzione, secondo quel concetto fortemente richiamato dal Procuratore Capo della Repubblica di Pescara Giuseppe Bellelli nella sua storica requisitoria in primo grado, di agente modello, ovvero di figura apicale con precisi compiti di tutela sull’intera comunità che rappresenta, la prevenzione più che dover gestire l’emergenza, come ha ricordato ieri sera in trasmissione, con grande equilibrio e senso della misura, Alessandro Di Michelangelo, fratello di Dino Di Michelangelo, tra le 29 vittime di Rigopiano:
“Non abbiamo mai cercato vendette personali o fatto caccia alle streghe – dice Alessandro Di Michelangelo – per noi è stato sempre fondamentale che venissero riconosciute responsabilità precise perché l’unica cosa che può mitigare, in parte, il nostro profondo dolore è che quello che è successo a Rigopiano non accada mai più e questa sentenza apre un importante scenario in Italia sotto questo punto di vista.”
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Sulla sentenza della Corte di Cassazione il Tg8 ha sentito anche il parere della scrittrice abruzzese e Premio Strega Donatella Di Pietrantonio: leggi anche Sentenza Rigopiano, Di Pietrantonio: “E’ importante che sia fatta giustizia”